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Ebola, Lorenzin: "In Europa casi sporadici ma aumenteranno"

16 ottobre 2014 | 15.12
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Il ministro della Salute: "In Italia aumentiamo i controlli ma il rischio è molto basso. In Europa casi sporadici, ma aumenteranno". Falso allarme al Cotugno di Napoli. Infermiera contagiata in Texas autorizzata a volare malgrado la febbre. Spagna, ricoverata una delle 68 persone sotto osservazione. Cos'è, come attacca e come proteggersi : tutto quello che c'è da sapere sul virus. I falsi miti. Vertice a palazzo Chigi: task force per potenziamento informativo

(Foto Xinhua)
(Foto Xinhua)

In Italia "stiamo predisponendo un aumento dei controlli", ma il rischio di una diffusione di Ebola è "veramente molto basso". Ad affermarlo è il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, al termine della conferenza di alto livello fra i Paesi Ue per contrastare la diffusione del virus. L'aumento dei controlli, ha spiegato, è finalizzato a "tranquillizzare l'opinione pubblica e a scongiurare qualsiasi pericolo". In ogni caso il rischio in Italia è molto basso e "le misure precauzionali che prendiamo sono molto alte pur senza avere voli diretti" dai Paesi dell'Africa colpiti dal contagio.

Quanto all'Europa, al momento i casi "sono sporadici, ma ci saranno ancora perché aumentano gli operatori stranieri in Africa occidentale, per i quali abbiamo strutture sanitarie in grado di poterli gestire". "In Africa la situazione è drammatica e dobbiamo fermarla prima che diventi una vera e propria tragedia", ha poi aggiunto Lorenzin sottolineando che bisogna rafforzare i controlli in uscita dagli aeroporti dei Paesi dell'Africa occidentale e aumentare la possibilità di tracciare i viaggiatori se si spostano all'interno dell'Unione europea. Queste sono alcune delle proposte che saranno affrontate nella conferenza di Bruxelles e presentate dal ministro della Salute. ''Occorre rafforzare i controlli in uscita degli aeroporti dell'Africa occidentale - ha spiegato il ministro - con sistemi di certificazione indipendente. Noi al momento abbiamo i protocolli dell'Oms che si basano sull'autocertificazione''. Inoltre, ha aggiunto, ''bisogna avere la possibilità di tracciare i viaggiatori soprattutto quando hanno voli con destinazione secondaria''.

In particolare, ha spiegato Lorenzin la possibilità di tracciare i viaggiatori in arrivo dall'Africa occidentale riguarderebbe le persone che non mostrano sintomi del virus, ma che potrebbero svilupparli nel periodo di 21 giorni di incubazione. Un altro aspetto che viene affrontato nell'incontro è "l'informazione, corretta e completa, da dare alle persone in partenza", con opuscoli da distribuire negli aeroporti "per permettere di fare un'autoindividuazione del proprio stato di salute" e fornire numeri utili da contattare se si accusano i sintomi del virus. Per il personale medico e volontario della Ue e dell'Oms in missione nei Paesi colpiti dal virus, "dobbiamo immaginare protocolli più restrittivi" e "stabilire aree di contenimento" per i 21 giorni di incubazione.

FALSO ALLARME AL COTUGNO DI NAPOLI, E' MALARIA - Un nuovo falso allarme Ebola, questa volta a Napoli. Si tratta di un caso sospetto all'ospedale Cotugno di Napoli, dove era stato messo in isolamento il pronto soccorso. "Le analisi eseguite hanno permesso di accertare che si tratta di malaria". Lo spiega all'Adnkronos Salute il direttore medico, Fernando Siani. "Una buona notizia", conclude.

ISS: UN ERRORE DEFINIZIONE RIGIDA SINTOMI COME LA FEBBRE - Un "grave errore a livello internazionale usare una definizione rigida per i sintomi dei sospetti casi di Ebola", come ad esempio una febbre di almeno 38,6 gradi. E' netto il giudizio di Gianni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità (Iss), sull'approccio "adottato in alcune raccomandazioni internazionali per identificare i casi sospetti. Ebola, come altre malattie infettive, ha una sintomatologia iniziale aspecifica e variabile. E a testimoniarlo sono anche i casi delle due infermiere spagnola e americana, che inizialmente hanno presentato sono una leggera febbricola", dice l'esperto all'Adnkronos Salute. Il pericolo è che "indicazioni troppo rigide siano fuorvianti - sottolinea Rezza - e possano spingere a sottovalutazioni ed errori. Per chi è stato sicuramente esposto al virus, come gli operatori sanitari che hanno assistito un malato, penso che qualsiasi alterazione febbrile dovrebbe essere valutata attentamente". Insomma, anche una febbricola non deve essere banalizzata, "nel caso si abbiano avuto contatti a rischio, anche se con l'equipaggiamento protettivo". Una cautela, legata anche alla possibilità di un errore umano, "che deve essere applicata in particolare nella valutazione e nel monitoraggio degli operatori sanitari esposti al virus", conclude Rezza.

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