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Mafia: Bubbico, assunzioni nella Pa per i testimoni di giustizia

17 ottobre 2014 | 19.35
LETTURA: 5 minuti

Il vice ministro dell'Interno all'Adnkronos: ''Lo Stato non li lascia soli, protocollo d'intesa con Regione Siciliana per inserire i primi 40''. In arrivo la 'carta dei diritti' per migliorare il sistema di protezione.

Il vice ministro dell'Interno, Filippo Bubbico
Il vice ministro dell'Interno, Filippo Bubbico

''Lo Stato è vicino ai testimoni di giustizia: non li abbiamo mai abbandonati. Loro ne sono consapevoli, stiamo lavorando per migliorare il servizio di protezione e le possibilità di reinserimento sociale''. Parola di Filippo Bubbico, vice ministro dell'Interno, che in un'intervista all'Adnkronos assicura: ''Dobbiamo garantire diritti e offrire un quadro di certezze e di trasparenza ai soggetti che hanno titolo a ricevere queste attenzioni e misure'' perché hanno testimoniato contro la mafia, contribuendo a far condannare criminali e a scoprire affari illeciti.

Una misura concreta che il governo mette in campo per aiutarli, è il decreto di assunzione nella pubblica amministrazione. ''Una legge dello Stato -spiega Bubbico- prevede una 'riserva di posti' per i testimoni. A questa si è aggiunta una legge approvata dalla Regione Siciliana, che prevede per i testimoni siciliani, circa 40, l'assunzione presso strutture regionali o enti locali''. ''Stiamo definendo un protocollo d'intesa con la presidenza della Regione Siciliana -rimarca il vice ministro dell'Interno- per supportarli nell'attività tesa a collocare queste persone nelle strutture della pubblica amministrazione''.

Ma la misura non si ferma nell'isola. ''Per quel che riguarda la legge nazionale -rimarca infatti Bubbico- abbiamo definito il decreto attuativo, che abbiamo inviato al Consiglio di Stato. Abbiamo poi rivisto il testo sulla base di alcuni rilievi che erano stati posti, e lo abbiamo ritrasmesso a Palazzo Spada, che dovrebbe approvarlo nel giro di poco tempo. In questo modo, si partirà con le altre amministrazioni pubbliche su scala nazionale, e c'è da augurarsi che questa misura aiuti concretamente i testimoni di giustizia a trovare lavoro''.

1.244 persone in programma di protezione - in arrivo 'Carta dei diritti'

''Chi cambia identità e lascia le terre in cui ha vissuto -spiega ancora Bubbico- ha bisogno di aiuto per inserirsi e trovare un'occupazione, al sicuro dalle minacce di mafia, camorra o 'ndrangheta''. I testimoni di giustizia provengono principalmente dal Sud e sono inseriti, con i loro familiari, all’interno dei sistemi di protezione. A quanto risulta all'Adnkronos, al 30 giugno 2014 risultano censiti complessivamente 1.244 titolari di programma di protezione, ripartiti in 1.158 collaboratori e 86 testimoni. I familiari beneficiari di misure tutorie ammontano complessivamente a 4.759 unità, di cui 4.496 congiunti di collaboratori e 263 congiunti di testimoni. Nel suo insieme la popolazione protetta ammonta quindi a 6.003 unità, mentre nel primo semestre 2014 il totale delle spese è di 42.077.595 euro.

Ma la lotta alle mafie ha un altro strumento che può incidere e creare altri terreni di possibilità per smascherare gruppi criminali e violenze. E' la 'Carta per i diritti dei testimoni di giustizia', un progetto lanciato dallo stesso Bubbico. Il gruppo di studio sull'applicazione della normativa su testimoni e collaboratori di giustizia è al lavoro, e ''il rapporto finale dovrebbe arrivare entro un paio di mesi'', assicura il vice ministro dell'Interno.

''Il gruppo di studio -sottolinea infatti Bubbico- sta facendo un lavoro approfondito, ci troviamo di fronte a situazioni complesse che meritano attenzione e profondità. Queste non sono semplici pratiche amministrative: si tratta di aiutare persone costrette a cambiare vita perché hanno denunciato la mafia. Il coraggio va premiato, siamo tutti dalla stessa parte, quella dello Stato, contro mafie, connivenze e omertà''.

Si spendono 80 milioni l'anno, obiettivo migliorare qualità protezione

Il lavoro del gruppo di studio, sottolinea Bubbico, ''indicherà come migliorare il servizio di protezione. Abbiamo verificato -fa notare il numero due del Viminale- come, nonostante lo Stato spenda circa 80 milioni di euro l'anno impegnando tantissimi agenti delle forze di polizia, ci sia una percezione da parte dei beneficiari di queste misure che non sempre corrisponde agli investimenti fatti dallo Stato. L'obiettivo è migliorare la qualità della protezione''.

Per questo, prosegue Bubbico, ''il gruppo di lavoro realizzerà un bilancio umano e sociale di queste esperienze per approdare a una definizione di una 'Carta dei Diritti', per rendere trasparenti le reciproche obbligazioni tra Stato e testimoni. Spesso accadde che i testimoni, ma anche i collaboratori, non conoscendo i propri diritti, non riescano a capire neanche i loro doveri. E' importante definire il perimetro''.

Insomma, vanno migliorate le criticità del sistema di protezione, ma il Viminale è al lavoro per affrontarle, ''perché possano essere risolte le condizioni di sofferenza che spesso leggiamo in chi, avendo cambiato amicizie, abitudini e luoghi in cui ha costruito la propria vita, fa fatica a trovare un nuovo equilibrio e un'altra storia. Queste persone che hanno lottato e lottano con lo Stato contro le mafie, devono essere aiutate. E' questo il nostro impegno -conclude Bubbico- e nessuno sarà lasciato indietro''.

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