Si è concluso il processo di secondo grado sulla vicenda dell'acquisto dell'appartamento di via del Fagutale, in cui era imputato l'ex ministro. Il pg aveva chiesto la condanna a tre anni di reclusione
Non doversi procedere per prescrizione del reato. Con questa formula si è concluso il processo d'appello sulla vicenda dell'acquisto della casa di via del Fagutale, con vista sul Colosseo, in cui era imputato l'ex ministro Claudio Scajola. Il pg Otello Lupacchini aveva chiesto la condanna a tre anni di reclusione.
Nel processo era anche imputato l'imprenditore Diego Anemone, che secondo quanto emerso dall'inchiesta, era stato accusato di aver in sostanza contribuito con cospicue donazioni all'acquisto dell'appartamento avvenuto nel 2004. Oggi per un difetto di notifica la sua posizione è stata stralciata dal fascicolo principale.
Dopo la richiesta di condanna sono intervenuti nella discussione gli avvocati Giorgio Perroni ed Elisabetta Busuito per sostenere l'insussistenza delle accuse contestate e quindi sollecitando la piena assoluzione, come era avvenuto in primo grado. In primo grado la procura aveva chiesto tre anni e due mesi di reclusione per l'ex ministro e due milioni di multa.