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Cani contro cinghiali, Forestale scopre giro di combattimenti clandestini nel Pesarese

14 novembre 2014 | 13.27
LETTURA: 4 minuti

Denunciati sette tra allevatori e proprietari di Dogo per maltrattamento di animali. I responsabili rischiano fino a tre anni di reclusione e multe fino a 160mila euro. Le immagini choc di un ungulato preso a morsi all'interno di un allevamento (Video). Lav: "Un fenomeno in aumento". Brambilla: "Una barbarie difficile da descrivere"

Combattimento tra cani e cinghiale
Combattimento tra cani e cinghiale

Cani contro cinghiali, l'ultima frontiera del business dei combattimenti clandestini tra animali: è quanto emerge da un'indagine del Corpo Forestale dello Stato che ha portato alla denuncia di 7 persone per il reato di maltrattamento di animali. Tra i denunciati anche allevatori, proprietari di cani di razza Dogo argentino, residenti in Lombardia, Umbria e Marche, alcuni dei quali registravano i combattimenti con le telecamere e i cellulari.

L'inchiesta, diretta dalla Procura della Repubblica di Urbino, è durata sei mesi ed è stata condotta dal personale del Corpo forestale dello Stato dei Nuclei Investigativi di Polizia Ambientale e Forestale di Pesaro Urbino, Perugia, Milano, Lecco, Pavia e dagli uomini del Nucleo investigativo per i reati in danno agli animali di Roma. L’operazione ha portato ad una serie di perquisizioni a carico di alcuni allevatori, ripresi mentre addestravano cani che dilaniavano a morsi una femmina adulta di cinghiale, all’interno di un’azienda agricola in provincia di Pesaro-Urbino.

Nel video acquisito dalla Forestale (Guarda) sono stati identificati tre noti allevatori della razza da combattimento mentre incitavano i cani ad attaccare la preda, sfinita e sanguinante - che veniva bloccata e sorretta per le zampe posteriori da uno degli addestratori - mentre i cani proseguivano gli attacchi, serrando le mascelle sul cinghiale. Acquisito dalla Forestale anche tutto il materiale audiovisivo che documenta l'attività di addestramento degli animali. Sequestrati, durante le perquisizioni a carico degli indagati, tutti i cellulari, i computer, le telecamere e i supporti digitali potenzialmente utilizzati per registrare ed archiviare il materiale audiovisivo. I responsabili del giro di combattimenti clandestini rischiano la reclusione da uno a tre anni e multe fino a 160mila euro per il reato di maltrattamento, uccisione e combattimento fra animali.

Nel corso delle indagini i forestali hanno poi trovato un esemplare adulto di Dogo argentino con evidenti cicatrici recenti, "trattate chirurgicamente e compatibili con gli eventi documentati", rilevano gli investigatori. Il Dogo argentino e' un cane selezionato nella prima metà del '900, in Sud America, per cacciare cinghiali e puma: cane dalla grande potenza fisica, pacifico con gli esseri umani, ma dotato di grande istinto predatorio tale da renderlo spietato al cospetto di altre specie individuate come prede.

Le possenti mandibole del Dogo, una volta serrate sulle prede, "si aprono solo con utilizzo di appositi strumenti appuntiti", utilizzati dagli addestratori anche negli eventi documentati dal Corpo forestale dello Stato in Provincia di Pesaro.

E se la Lav parla di un fenomeno in aumento, interviene sul caso Michela Vittoria Brambilla ritenendo che si tratta di "una barbarie difficile da descrivere". Ciro Troiano, responsabile dell'osservatorio nazionale zoomafia della Lega anti vivisezione ricorda che "purtroppo i combattimenti tra animali in Italia, dopo un periodo di quiescenza, sono ripresi in modo virulento". Nel 2013, fa sapere la Lav, nell’ambito delle attività finalizzate al contrasto dei combattimenti, sono stati sequestrati 16 cani, è stato interrotto un combattimento in corso e sono state denunciate 12 persone tra cui un minorenne. "L’utilizzo del dogo argentino nella caccia al cinghiale - prosegue - ha una storia antica e si diffonde sempre di più, nonostante tale attività, sia nella fase dell’addestramento che in quella di combattimento vero e proprio, avvenga in palese violazione alla normativa sulla tutela penale degli animali".

Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente, resta stupita di fronte ai nuovi fatti. "Benché mi occupi da decenni di tutela degli animali, riesce ancora a stupirmi il comportamento di alcuni delinquenti, capaci di barbarie difficili anche da descrivere", sottolinea riferendosi ai denunciati che filmavano, tra l'altro, "con macabra soddisfazione gli orribili spettacoli ed alimentando un business di indicibile crudeltà, fondato sulla pura sofferenza". L'ex ministro auspica "la punizione più severa prevista dalla legge" per chi sarà riconosciuto colpevole.

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