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La Cassazione annulla la sentenza su Eternit, era prescritto già in primo grado

19 novembre 2014 | 14.30
LETTURA: 4 minuti

La Prima sezione penale ha accolto l'indicazione del sostituto procuratore generale Iacoviello che aveva invitato i giudici ad annullare senza rinvio la sentenza della Corte d'Appello di Torino che il 3 giugno 2013 aveva inflitto 18 anni di reclusione al miliardario svizzero Stephan Schmidheiny. I parenti delle vittime: "Vergogna". Asbestosi, Steve McQueen la vittima più famosa. Amianto, a gennaio primo ciak per il film di Marco D'Amore sul disastro Eternit

La Cassazione annulla la sentenza su Eternit, era prescritto già in primo grado

Il reato era prescritto già in primo grado. Per questo il maxiprocesso Eternit va annullato senza rinvio. Lo ha deciso la I sezione penale della Cassazione dopo appena due ore di Camera di consiglio, cancellando la sentenza della Corte d'Appello di Torino del 3 giugno 2013 che aveva condannato a 18 anni per disastro ambientale doloso l'unico imputato rimasto nel processo, il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny.

"Vergogna, vergogna". Così i parenti delle vittime dell'amianto hanno accolto il verdetto. Una decisione che travolge anche il diritto a tutti i risarcimenti. Le provvisionali disposte dalla Corte d'Appello di Torino sfioravano i 90 milioni di euro.

Il destino del 'processo del secolo' relativo alla vicenda Eternit era stato chiaro gia' dal primo pomeriggio quando il sostituto procuratore generale della Cassazione, Francesco Mauro Iacoviello, aveva indicato l'ipotesi di un un annullamento senza rinvio della condanna inflitta all'unico imputato rimasto perché il reato di disastro ambientale doloso si è prescritto. Iacoviello aveva sollecitato ai giudici della prima sezione penale l'annullamento senza rinvio della sentenza della Corte d'Appello di Torino che il 3 giugno 2013 aveva inflitto 18 anni di reclusione al miliardario svizzero Stephan Schmidheiny.

La richiesta della pubblica accusa di Piazza Cavour era stata accolta con grande amarezza dai familiari delle vittime. Qualcuno si era lanciato andare ad un applauso di dissenso. Eppure Iacoviello nella sua requisitoria, aveva detto chiaramente: "per me l'imputato è responsabile di tutte le condotte che gli sono state ascritte". Il problema è, ha detto Iacoviello, "che il giudice tra diritto e giustizia deve sempre scegliere il diritto". Certo, ha detto Iacoviello nella requisitoria, "la prescrizione non risponde a esigenze di giustizia ma ci sono momenti in cui diritto e giustizia vanno da parti opposte".

I fatti legati alla vicenda Eternit delle migliaia di morti per il tumore provocato dall'inalazione di polveri d'amianto nei quattro stabilimenti italiani della multinazionale elvetico-belga e tra i cittadini di Casale Monferrato, Cavagnolo, nel torinese, Rubiera (reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli) risalgono al giugno 1966. Secondo la pubblica accusa di Piazza Cavour, in buona sostanza, le morti provocate dalla fibre di amianto non rientrerebbero nel concetto di disastro. L'unico imputato nel processo è stato appunto condannato in secondo grado per disastro ambientale doloso.

Nella sua requisitoria il Pg aveva più volte parlato della questione come di un "disastro silente, nascosto che affiora a distanza di decenni". Inoltre aveva evidenziato le discrepanze tra la sentenza di primo e di secondo grado.

i parenti delle vittime in Cassazione, 'vergogna'

decisione che travolge anche il diritto a tutti i risarcimenti

Roma, 19 nov. (AdnKronos)

(Dav/AdnKronos)

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