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Ucciso per un cellulare, per pm Nobili l'omicidio del giovane Pobbiati è una storia di miseria

19 novembre 2014 | 16.31
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"Ancora una volta colpisce scoprire che si muore a vent'anni per niente, per un cellulare". E' una riflessione amara quella che il procuratore aggiunto di Milano Alberto Nobili riversa ai giornalisti nel corso della conferenza stampa convocata dai carabinieri di Milano per illustrare l'operazione che ha portato al fermo di un ragazzo ventenne responsabile dell'omicidio di Andrea Pobbiati, il 23enne ferito a morte con oltre venti coltellate, trovato lunedì scorso riverso tra rifiuti e oggetti nel camper dove viveva a Milano.

"Questa -aggiunge il magistrato- è una storia di miseria effettiva, culturale e di valori. E' la storia di due amici che vivono in ristrettezze e fanno gli stessi lavoretti, che si trovano e si ubriacano, poi si accoltellano per un cellulare". Un telefonino che, allo stato, non è ancora stato trovato e che, secondo la ricostruzione fatta dallo stesso giovane fermato per omicidio volontario, la vittima aveva preso un momento, la sera prima di essere uccisa, per scaricare della musica.

Sia Nobili che la collega, il sostituto procuratore Paola Biondolillo hanno sottolineato come le indagini dei carabinieri abbiano dato esempio di "efficienza, sensibilità e cpmpatezza". Solo con dichiarazioni testimoniali, analisi dei cellulari di familiari e amici e la visione dei filmati che riprendevano i due ex amici negli studi Rai, gli inquirenti sono riusciti in 48 ore a 'chiudere il caso'.

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