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Usa: associazioni, bene Obama su immigrati, anche Italia pensi a misure

21 novembre 2014 | 17.35
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(Xinhua)
(Xinhua)

"E' una notizia molto positiva soprattutto perché Obama ha scelto un'operazione che guarda al futuro degli Stati Uniti". Filippo Miraglia, vicepresidente Arci, commenta così all'Adnkronos la decisione del presidente americano Barack Obama di regolarizzare 5 milioni di immigrati. "Mi sembra che indichi una direzione che anche in Europa e in Italia i progressisti dovrebbero guardare con grande attenzione. Purtroppo sul tema delle persone senza documenti noi siamo fermi da tre anni per scelta del ministero del Lavoro che ha bloccato i flussi d'ingresso regolari collegando questa scelta alla crisi" dice Miraglia. "E' con tutta evidenza una sciocchezza perché comunque la gente continua ad arrivare. E ovviamente la manodopera se è irregolare è più facilmente sfruttabile e ricattabile dai datori di lavoro" rimarca il vicepresidente Arci, ricordando che uno dei terreni su cui "c'è una manodopera straniera senza documenti e largamente impiegata in Italia sono i lavori domestici e di cura che riguardano le famiglie".

Per il vicepresidente Arci, la scelta di Obama "dovrebbe far riflettere il governo italiano, il ministero del Lavoro e quello dell'Interno e anche l'Europa che in tutti questi anni non ha mai trovato un accordo su regole comuni sugli ingressi per motivi di lavoro. Siamo ancora a una discussione ferma all'inizio degli anni Duemila, quando l'Ue tentò per l'ultima volta di fare un accordo, di trovare un terreno comune sugli ingressi per motivi di lavoro. Poi il tentativo si è arenato perché gli unici terreni su cui l'Europa ha trovato un'intesa sono i lavori altamente specializzati, l'ingresso per motivi di studio e i ricongiungimenti familiari. Non c'è invece un accordo sul terreno per il quale si muovono la maggior parte delle persone, ovvero per cercare lavoro".

"L'Europa - ribadisce Miraglia - non ha regole comuni, le frontiere sono chiuse, e le frontiere chiuse costituiscono l'aiuto migliore che gli stati possono dare a chi organizza gli attraversamenti irregolari delle frontiere, dunque ai trafficanti, alla criminalità e a chi sfrutta i lavoratori". "Noi - aggiunge - ci troviamo nella situazione paradossale per cui i governanti che dichiarano di voler combattere i trafficanti di esseri umani e chi sfrutta il lavoro nero in realtà con la legislazione e le politiche sull'immigrazione sono i loro migliori alleati. Finora hanno utilizzato sempre politiche di contrasto all'illegalità rendendo però di fatto obbligatoria l'illegalità e l'irregolarità". "Se l'Europa guardasse al coraggio che ha avuto Obama - conclude Miraglia - forse potrebbe provare a crescere e a non fare solo interventi nel campo dell'immigrazione che guardano alle paure, peraltro alimentate ad hoc per motivi elettorali".

Mons. Perego (Fondazione Migrantes): serve riforma della Bossi-Fini per modalità d'ingresso dei lavoratori stranieri

Mons. Gian Carlo Perego, direttore generale della fondazione Migrantes, rileva con l'Adnkronos che "la regolarizzazione degli immigrati negli Stati Uniti era stata fortemente sollecitata e sostenuta anche dai vescovi cattolici americani che ritenevano come fosse importante sanare una situazione che generava ulteriore sfruttamento e ingiustizia sociale. Quindi si tratta di una decisione che fa ritornare nella legalità moltissime persone e al tempo stesso le tutela".

"Per quanto riguarda l'Italia, il problema da noi è diverso - spiega mons. Perego - e, come abbiamo più volte sollecitato, è la riforma della legge Bossi-Fini per quanto riguarda le modalità d'ingresso dei lavoratori stranieri, cioè passare da un ingresso attraverso delle quote a un ingresso che avviene invece attraverso l'incontro fra domanda e offerta di lavoro, in modo che da subito ci sia regolarizzazione".

In Italia, evidenzia tra l'altro mons. Perego, "anche per la crisi economica, l'irregolarità stando alle ultime stime dell'Ismu è calata, è al 6%, quindi parliamo di circa 300mila persone. Un irregolare infatti anziché restare in Italia preferisce andare in un altro Paese".

Zaccaria (Cir): in Italia serve una legge nuova sulla cittadinanza

Roberto Zaccaria, presidente del Consiglio italiano per i rifugiati (Cir), rileva: "La cosa che mi ha colpito positivamente è che non si tratta di un'amnistia di massa o di una sanatoria indiscriminata ma di una misura responsabile di buon senso. Infatti - dice all'Adnkronos - questo tipo di operazione si rivolge a coloro che hanno un radicamento negli Stati Uniti, quindi è una sorta di regolarizzazione della cittadinanza".

Quanto all'Italia, "è difficile fare un'equiparazione pura e semplice. Noi negli anni abbiamo ragionato semplicemente in termini di sanatorie, spesso fatte all'ultimo minuto senza una meditazione adeguata. Quello che credo sia importante è che il nostro Paese da molti anni parla di fare una legge nuova sulla cittadinanza, perché la nostra è una legge ormai antica, e invece se ne continua a parlare e non si fa nulla".

"Questo è un grave handicap del nostro Paese, perché non affrontare questi problemi - conclude Zaccaria - significa tenere fuori dalla porta persone che invece un radicamento nel nostro Paese già ce l'hanno e forte".

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