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Ebola: Bertolaso, costruire ospedali in Sierra Leone, non abbandonare malati

24 novembre 2014 | 17.39
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L'ex capo della Protezione civile all'Adnkronos: ''Lotta al virus micidiale che distrugge le famiglie''. Solidarietà al medico di Emergency, "va tutelato e coccolato da tutti gli italiani, è un piccolo eroe''

Guido Bertolaso
Guido Bertolaso

''Sono tornato e per precauzione mi sono messo in quarantena, ma nessun sintomo. Sono stato in Sierra leone per costruire un centro per l'accoglienza dei malati di Ebola: ho fatto più l'ingegnere che il medico. Lo abbiamo costruito e consegnato in 11 giorni''. Lo dice all'Adnkronos Guido Bertolaso, ex capo della Protezione Civile e medico specializzato in malattie tropicali.

''La situazione è critica -spiega Bertolaso, dai terremoti agli incendi una vita nella lotta all'emergenza- perché riuscire a mettere sotto controllo l'Ebola è complicatissimo. Ora il virus è arrivato nella capitale Freetown. L'Ebola è micidiale, distrugge le famiglie. E in Africa, dove c'è questa forte solidarietà familiare, è una tragedia sociale''. Come si fa a lottare contro questo virus killer? ''Anzitutto senza abbandonare gli africani -rimarca Bertolaso- occorre stare con loro e rischiare. Esprimo la mia solidarietà al medico di Emergency che lavorava nel Centro per malati di Ebola di Lakka, in Sierra Leone. Va tutelato e coccolato da tutti gli italiani, è un piccolo eroe...''.

In secondo luogo, spiega l'ex capo della Protezione Civile, ''occorre lavorare lì, sul posto, per evitare che la malattia si diffonda. Bisogna costruire ospedali, e servono medicine: se si scappa e si lasciano le persone al loro destino, sarà la loro fine''. E a chi gli chiede se c'è una prospettiva politica nel suo futuro, Bertolaso replica con chiarezza: ''Mai fatto politica. Io sono sempre stato in mezzo alla gente che soffre, in mezzo alle macerie''.

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