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Napoli: Gdf scopre 'pizzo' su buste di plastica imposte ai commercianti

24 novembre 2014 | 14.18
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Una 'tassa' criminale mensile celata dietro l'acquisto di sacchetti di plastica: una singolare imposizione quella che il clan Mazzarella di Napoli aveva ideato per esercitare il 'pizzo' ai danni di commercianti dei quartieri Maddalena, Mercato, Case Nuove e Soprammuro. A scoprirlo sono stati gli investigatori della Guardia di Finanza.

Napoli: Gdf scopre 'pizzo' su buste di plastica imposte ai commercianti

Il pizzo mensile celato dietro l'acquisto di sacchetti di plastica: una singolare imposizione quella che lo storico clan Mazzarella di Napoli aveva ideato per esercitare il 'pizzo' ai danni di commercianti dei quartieri Maddalena, Mercato, Case Nuove e Soprammuro. A scoprirlo sono stati gli investigatori della Guardia di Finanza.

"Il sacchetto di plastica è, per ovvi motivi, uno dei materiali più diffusi negli esercizi commerciali ed il clan, applicando una tariffa superiore sull'acquisto di questi sacchetti, riusciva a lucrare una grossa quota per i propri scopi", spiega all'AdnKronos il Colonnello Raffaele D'Angelo della Guardia di Finanza. "L'acquisto forzato era come una sorta di 'accisa di camorra', una vera e propria tassa di 2500 euro al mese che il clan imponeva ai commercianti, promettendo che parte del ricavato sarebbe andato ai 'carcerati'. Anziché utilizzare denaro contante - prosegue il colonnello D'Angelo - il pizzo era applicato attraverso questo sistema per poter mascherare eventuali controlli".

All’alba di oggi i finanzieri del gruppo di Fiumicino hanno eseguito cinque misure cautelari personali emesse dal Gip del Tribunale di Napoli nei confronti di altrettanti appartenenti al clan Mazzarella. Il clan è specializzato in una vasta gamma di reati, dall’usura ai traffici di stupefacenti, dal commercio di armi alla gestione ed al controllo del mercato della contraffazione e della pirateria audiovisiva, e possiede un'elevata disponibilità di armi comuni e da guerra. Le indagini sono partite da episodi di pirateria audiovisiva e contraffazione di marchi ed hanno fatto emergere un giro di estorsioni che si estendeva anche ai rivenditori di cd e dvd pirata e merce contraffatta. Il 'pizzo' sui sacchetti è stato scoperto "attraverso delle indagini approfondite che hanno messo in evidenza una vendita maggiorata rispetto alla norma", precisa il Colonnello D'Angelo.

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