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Marino: "Roma non è una città di mafiosi"

07 dicembre 2014 | 12.51
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Il sindaco interviene sull'inchiesta 'Mafia-capitale' e annuncia: "Comune si costituirà parte civile". Replica a Berlusconi: "Dimissioni? Da che pulpito...". Il ministro per le Riforme: "Non ci sono gli estremi per commissariare il Comune". Grillo: "Marino via e il prefetto sciolga il Comune". Spuntano contatti con calciatori e vip. Renzi: ''E' uno schifo, subito i processi''

Ignazio Marino (Infophoto) - INFOPHOTO
Ignazio Marino (Infophoto) - INFOPHOTO

"Roma non è una città di mafiosi". Il sindaco Ignazio Marino interviene così sulla vicenda 'Mafia-capitale'. "Roma ha tre milioni di abitanti, la stragrande maggioranza persone perbene, che in questo momento soffrono per la crisi economica, spesso per la mancanza di lavoro, spesso per la difficoltà di trovare un alloggio a un prezzo compatibile con il salario che ricevono. Questa è la Roma che conosco - sottolinea - di persone perbene".

Quindi annuncia che il Comune si costituirà parte civile "perché quei soldi devono tornare indietro alla città". Il sindaco di Roma conferma di voler restare al suo posto e respinge con decisione la richiesta di dimissioni avanzata da Silvio Berlusconi. "Il leader di Forza Italia in questo momento sta scontando una pena ed è stato il presidente del Consiglio che, su richiesta del suo ministro degli Interni per provata presenza e controllo mafioso di un comune del Lazio, si rifiutò di procedere allo scioglimento di quel comune, il comune di Fondi" afferma il Marino. "E' questo il pulpito da cui io devo ascoltare delle prediche?".

E sull'ipotesi della nomina di Gian Carlo Caselli a presidente della commissione Trasparenza, spiega: "Caselli è un caro amico, col quale ho parlato in questi giorni. E' una persona a cui ho l'abitudine di chiedere consiglio. In questo momento non credo che ci sia un trasferimento del procuratore Caselli a Roma".

Alla luce degli elementi emersi dall'inchiesta 'Mafia capitale', il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, ha espresso nei giorni scorsi preoccupazione per l'incolumità personale del sindaco. Lui però continua a muoversi per la città in bicicletta. "Mi chiedo come si può andare in una macchina chiusa in una giornata così bella a Roma. Mi ha fatto bene psicologicamente perché in tanti - ha sottolineato Marino - mi hanno fermato, mi hanno chiesto di farsi un selfie con me, mi hanno incoraggiato ad andare avanti, a fare pulizia, a portare questa città alla dignità che merita".

Sullo scandalo che ha colpito la Capitale interviene il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, che boccia il commissariamento. "Perché si arrivi a commissariare un Comune ci vogliono degli estremi precisi e in questo caso non ci sono. Marino deve continuare a governare la città, e a farlo bene. Anche perché - sottolinea il ministro - a quanto mi risulta, non è Marino a essere indagato ma Alemanno".

Per l'esponente del governo Renzi, lo scandalo Mafia capitale "è inaccettabile, una vera e propria vergogna: si facciano presto i processi senza sconti a nessuno" ma evitiamo di fare "di ogni erba un fascio" e "si accertino le responsabilità individuali". Boschi difende il Pd, che "ha fatto autocritica, ha commissariato il partito romano" iniziando un'opera di pulizia "che gli altri non stanno facendo al proprio interno".

Dall'opposizione però continuano ad arrivare attacchi al Campidoglio. Alessandro Di Battista, nei giorni scorsi nominato nel direttorio del M5S, chiede "intransigenza assoluta, perché la mafia è letame e il letame si tratta con la pala, non con il cucchiaino d'argento. C'è chi sostiene che #MafiaCapitale riguardi solo poche persone che hanno commesso reati in un breve periodo. Non è così - afferma Di Battista -. Il sistema, tutto, è marcio e Mafia Capitale non è stata fatta in un giorno".

E da Forza Italia è Maurizio Gasparri a rinnovare la richiesta fatta già da Berlusconi. "Il Comune di Roma va sciolto con le dimissioni di tutti i consiglieri. Chi vuole tenere in vita l'amministrazione in una situazione così delicata e ostacola il voto può incorrere in reati penali. Ribadisco - conclude Gasparri - che serve una soluzione rapida e immediata: iniziare tutto d'accapo con nuove elezioni".

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