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Studio su commercio illegale del tabacco, in Europa giro d'affari da 11 mld euro

10 dicembre 2014 | 17.40
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Non fumare è sicuramente importante - aggiunge Savona - ma è altrettanto importante tenere conto del fatto che non è solo un problema di salute, ma di criminalità

Un giro d'affari quantificato tra gli 8 e gli 11 miliardi di euro, con circa 150mila tra trafficanti piccoli, medi e grandi, dalla portata comparabile a quello della cocaina ma sul quale l'attenzione dell'opinione pubblica resta ancora marginale. E' il commercio illecito del tabacco, sul quale si concentra lo studio Transcrime "European outlook on the illecit trade in tobacco products" presentato oggi a Napoli, nella Sala Italia di Castel dell'Ovo nel corso di un'iniziativa promossa e organizzata dalla Fondazione di Coldiretti "Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare", in collaborazione con Philip Morris e Transcrime.

Lo studio sul commercio illecito dei prodotti del tabacco è stato presentato da Ernesto Savona, ordinario di criminologia nell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e direttore dell’Istituto Transcrime partner dell'Università Cattolica di Milano e dell'Università di Trento, e da Francesco Calderoni, ricercatore presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano in tema di criminalità organizzata, legislazione in materia di criminalità organizzata e riforme nel campo della procedura penale.

Il rapporto, spiega Savona, "fa un'analisi estremamente dettagliata del traffico di tabacco illegale in tutti paesi europei"; ne viene fuori "un problema enorme rappresentato da un reddito criminale che va da 8 a 11 miliardi di euro, una cifra comparabile al commercio di cocaina e ancora sottovalutato. Non fumare è sicuramente importante - aggiunge Savona - ma è altrettanto importante tenere conto del fatto che non è solo un problema di salute, ma di criminalità". Secondo Savona, oltre all'azione delle forze dell'ordine, "occorre lavorare sull'educazione" perché "c'è un'offerta di tabacco illegale se c'è una domanda".

Il magistrato Gian Carlo Caselli, presidente del Comitato scientifico Osservatorio Agromafie, parla di "cifre da capogiro, denari sottratti all'erario e alla collettività con conseguenze devastanti sulla tenuta complessiva del sistema" e di "gravi pericoli sulla tutela della salute e sulla correttezza dello svolgimento del mercato economico". Per Caselli, così come "sull'agroalimentare si pone il problema della tutela della salute ed è importante sapere cosa si mangia o si beve", così sul tema del commercio illegale di tabacco "parliamo di problemi che hanno conseguenze sulla salute dei consumatori.

E' un business europeo dai numeri vertiginosi paragonabili al commercio di cocaina, soldi che vanno nelle tasche di criminali e che vengono sottratti alla comunità".

Un dato che preoccupa in particolare l'Italia che, come ricorda il vicepresidente di Coldiretti e presidente di Coldiretti Campania Gennaro Masiello, "è il primo produttore di tabacco in Europa". Preoccupa anche perché nel Sud Italia, tra il 2006 e il 2013, si è registrato un incremento nel consumo di sigarette di contrabbando, mentre nel resto del Paese il fenomeno è diminuito, ad eccezione della Lombardia (+53,7%). Il mercato illecito in Campania registra 26,8 milioni di sigarette ogni 100mila abitanti, dato seguito da quello della Basilicata (10,4) e della Lombardia (9,7).

"E' un grave danno per i consumatori e per tutta la filiera produttiva - spiega Masiello - perché è concorrenza sleale. Per l'Italia è un grosso danno perché il nostro Paese è il primo produttore di tabacco in Europa e produce un tabacco di qualità, con l'intera filiera controllata dal seme alla produzione di sigarette". Per questo, aggiunge, il commercio illegale "va contrastato informando i consumatori sui gravi rischi per la salute che si corrono e stimolando azioni che possano irrobustire l'azione già forte e importante messa in campo dalle forze dell'ordine".

Un'azione testimoniata nel corso del convegno dal generale della Guardia di Finanza Gennaro Vecchione, comandante del Comando Unità Speciali di Roma, che sottolinea "l'impegno storico delle Fiamme Gialle iniziato come guardie doganali ed evoluto negli anni". "Il problema è molto rilevante - sottolinea il generale Vecchione - perché riguarda la tutela delle risorse dell'Unione Europea, che detiene i diritti doganali derivanti dall'importazione nel suo territorio".

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