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Chiesa: Impagliazzo, dialogo tra le religioni per arrivare alla pace

11 dicembre 2014 | 18.52
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Impagliazzo illustra gli obiettivi all'Adnkronos: "Ad aprile conferenza a Cipro dei cristiani in Medio Oriente. Lavoreremo per strappare i giovani alla violenza in America Centrale e in America Latina, e in Italia per l'integrazione dei migranti e per una cultura che accolga gli anziani"

Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio (Infophoto)
Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio (Infophoto)

"Uno dei più grandi temi che affronterà la Comunità nei prossimi anni sarà quello della pace e del dialogo tra le religioni per arrivare alla pace. Ci sono tante zone del mondo in cui la Comunità di Sant'Egidio già opera, penso all'Africa, al conflitto che sta travagliando il Centrafrica, e penso alla situazione dei cristiani in Medio Oriente". A tracciare i futuri obiettivi in prospettiva internazionale della Comunità di Sant'Egidio è Marco Impagliazzo, rieletto presidente della Comunità e professore ordinario di Storia contemporanea all'Università per Stranieri di Perugia.

Impagliazzo annuncia all'Adnkronos che ci sarà "un'importante conferenza dei cristiani in Medio Oriente nell'isola di Cipro, nel mese di aprile, promossa dalla nostra Comunità. Il tema della pace per noi è centrale - rimarca - anche perché la Comunità è nata in un secolo, il XX, in cui purtroppo la guerra ha fatto milioni di morti. Un secolo molto cruento, che ha visto molti popoli privati della libertà. Noi vogliamo lavorare per un XXI secolo in cui la pace si affermi con un principio generale e una realtà dei popoli, e questo anche attraverso il dialogo tra le religioni, che riteniamo essenziale per portare la pace nel mondo".

Alla conferenza di Cipro "sono invitate tutte le chiese cattoliche, ortodosse e protestanti del Medio Oriente, dall'Iraq fino all'Egitto, insieme ad alcuni rappresentanti dei Paesi europei, Germania, Italia, Francia, Russia, per vedere quale futuro per i cristiani in Medio Oriente. Vorremmo sentire soprattutto cosa pensano loro per il loro futuro e come noi possiamo aiutarli e sostenerli".

Altra grande questione la violenza giovanile in America Centrale e in America Latina

L'altra grande questione è quella della violenza giovanile. "La nostra presenza in America Latina, a questo livello - dice Impagliazzo - vuole essere una presenza di guarigione da questa 'malattia', che ha colpito moltissimi giovani in quelle aree dell'America. Noi abbiamo già avuto una vittima della Comunità, un giovane di 21 anni, in Salvador, ucciso da queste bande giovanili denominate 'maras'. Dunque vorremmo lavorare per strappare i giovani alla violenza attraverso una rete di 'scuole della pace' come le chiamiamo noi, che sono di supporto alla scuola istituzionale, per diffondere la cultura della pace e della convivenza fin dai bambini, dai ragazzi e dagli adolescenti". Questa azione "interesserà tutto il Centro America dove siamo presenti, e poi Perù, Messico, Colombia, Argentina e Bolivia".

Quanto ai rapporti con le autorità di questi Paesi, Impagliazzo spiega che "la Comunità è un movimento che lavora molto alla base della società, o come dice Papa Francesco nelle periferie umane ed esistenziali. Naturalmente le autorità sono informate del nostro lavoro ma noi abbiamo la nostra strada e crediamo che oggi tanti problemi possano e debbano anche essere risolti dal basso. Se cambia la periferia di un Paese cambia anche il Paese".

Di qui un riferimento anche alla situazione nella nostra capitale. "E' lo stesso problema di Roma - osserva Impagliazzo - Se non cambia la periferia, non si riescono a ritrovare quelle reti di convivenza tra cittadini italiani e immigrati o nuovi e vecchi europei, come dico io, se non si ricostruiscono delle reti di incontro nelle parti periferiche della città, la città non si rialza".

In Italia due grandi obiettivi: integrazione dei migranti e una cultura che accolga gli anziani

In Italia, spiega ancora il presidente della Comunità di Sant'Egidio, ci sono due grandi obiettivi: "Il primo è quello di lavorare per l'integrazione dei migranti, di tanti cittadini che vivono nel nostro Paese, ottenendo innanzitutto una nuova legge sulla cittadinanza, a partire dai bambini, e sviluppando la cultura dell'integrazione che nel nostro Paese è a livello di base. Penso alle famiglie e il rapporto con le badanti, al mondo del lavoro, nelle fabbriche dove esiste un'integrazione, e al mondo della scuola, dove però c'è un'integrazione 'fai da te', diciamo all'italiana, in cui stenta a vedersi il sostegno dello Stato. Era stato creato un ministero per l'Integrazione ed è stato soppresso. Ecco, dobbiamo cominciare veramente a lavorare anche a un modello italiano di integrazione".

Il secondo grande tema è quello degli anziani. "La nostra - dice Impagliazzo - come tutte le società europee è diventata una società di anziani. Noi vogliamo valorizzare il loro ruolo nella società ma soprattutto lavorare per una cultura che li accolga e li lasci vivere anche nel tempo della debolezza a casa loro. Siamo contro l'istituzionalizzazione degli anziani negli ospedali, negli istituti e nei cronicari e crediamo che ognuno abbia diritto di vivere tutti i suoi anni a casa propria e nella sua famiglia. Questo sarà molto importante e per questo stiamo sviluppando una cultura della 'home care'".

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