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Mafia capitale, resta in carcere Buzzi, libero Mancini. Gdf sequestra beni per 100 mln

19 dicembre 2014 | 10.08
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I giudici del Riesame hanno confermato l'ordine di custodia cautelare con l'aggravante mafiosa per Giovanni De Carlo e altri 9 indagati. Il presidente del Senato Grasso: "Fenomeno più diffuso di quanto non appaia". Questa mattina il sequestro di beni a Cristiano Guarnera, imprenditore legato a Carminati, arrestato nell'ambito dell'inchiesta 'Mondo di mezzo'

Mafia capitale, resta in carcere Buzzi, libero Mancini. Gdf sequestra beni per 100 mln

Resta in carcere Salvatore Buzzi, presidente della cooperativa '29 giugno' finito in carcere nell'ambito dell'inchiesta 'Mondo di mezzo'. Il tribunale del Riesame, presieduto da Bruno Azzolini, ha depositato questa mattina i provvedimenti decisi dopo l'esame in Camera di Consiglio dei vari ricorsi. Oltre che per Buzzi, i giudici hanno confermato l'ordine di custodia cautelare con l'aggravante mafiosa per Giovanni De Carlo e altri 9 indagati. E' tornato invece in libertà Riccardo Mancini, già amministratore delegato dell'ente Eur, mentre Giovanni Fiscon, ex direttore generale di Ama, ha ottenuto gli arresti domiciliari.

Questa mattina un patrimonio di 100 milioni di euro è stato sequestrato dalla Guardia di finanza di Roma a Cristiano Guarnera, uno degli arrestati nell'ambito dell'inchiesta su mafia capitale. Guarnera è considerato dagli investigatori che hanno scoperto la cupola romana "parte integrante" di mafia capitale, l'organizzazione mafiosa capeggiata da Massimo Carminati, a disposizione della quale avrebbe messo le proprie imprese nel settore dell’edilizia. Non solo. Alcune delle imprese sequestrate, a quanto si è appreso dalla Guardia di Finanza, "grazie all'intervento di Massimo Carminati, sono state coinvolte per il soddisfacimento delle esigenze connesse al piano di 'emergenza abitativa', promosso dall’amministrazione capitolina, nel quale, grazie alla capacità di penetrazione del sodalizio mafioso, erano da tempo inserite le cooperative di Salvatore Buzzi".

La figura di Cristiano Guarnera, sottolineano gli investigatori, "si è nel tempo evoluta, trasformandosi da imprenditore colluso ad imprenditore mafioso, affiliandosi al gruppo criminale e divenendo parte integrante dell’associazione stessa, mettendo a disposizione dell’organizzazione le proprie imprese nel settore dell’edilizia".

Il nuovo provvedimento di sequestro è stato emesso dal Tribunale di Roma–Sezione Misure di Prevenzione, a seguito di richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, ed è stato eseguito da parte del Gico del Nucleo di Polizia Tributaria della Capitale. Riguarda in particolare le quote societarie, il capitale sociale e l’intero patrimonio aziendale, comprese le disponibilità finanziarie, di una serie di società con sedi a Roma: la Edilizia Piera Srl, di via F. Jorini nr. 13; l'Immobiliare Torre Argentata Costruzioni Srl, in viale Parioli nr. 76; la Verdepamphili Srl, in Viale Parioli nr. 76; la Igma Costruzioni, in via Ventotene nr. 18; il gruppo immobiliare Universo Srl, in via Zara nr. 23.

Sequestrati anche il 52% del capitale sociale della Devil Custom Cycles Srl, con sede a Roma, operante nel settore della manutenzione e riparazione di veicoli; 181 unità immobiliari (178 immobili e 3 terreni), tra Roma, Sacrofano (Rm), Mentana (Rm), Villaricca (Na) e Pordenone; uno yacht di oltre 14 metri, modello Maxim 45; dieci tra auto e moto; disponibilità finanziarie, intestate a Guarnera e terzi interessati.

"Il tipo di mafia che ha speculato per anni sulla Capitale", ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso, è "una criminalità mafiosa di tipo diverso rispetto a quella che siamo abituati a conoscere e a rappresentare, ma che, aldilà delle connessioni, che pure ci sono, con le 4 mafie storiche, ha un'identità di 'metodo' con le mafie tradizionali". Secondo Grasso, "sarebbe un errore grave sottovalutarne la pericolosità e sminuire il tutto a qualche episodico caso di corruzione o criminalità comune. Temo che il fenomeno sia molto più diffuso di quanto non appaia".

Anche il ministro dell'Interno Angelino Alfano è intervenuto sull'inchiesta, definendola "fondata". Il titolare del Viminale ha fatto una riflessione sul 416 bis e sul reato di mafia: "Forse - ha detto - c'è ancora qualcuno che pensa che la mafia sia un club con sede a Corleone. Non è così - ha scandito Alfano - la mafia è un metodo, una cultura che si serve dell'intimidazione e si fa spazio nell'omertà per raggiungere obiettivi illeciti. La mafia non è quella che si associa alla coppola storta''.

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