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Mafia: l'ex pm Marzia Sabella si racconta nel libro 'Nostro onore'

20 dicembre 2014 | 18.19
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Guai a definirla una donna contro la mafia. Si irrigidisce e dice, senza nascondere il fastidio: "Non mi piace essere definita una donna contro la mafia, è un pregiudizio al contrario". Marzia Sabella, il magistrato che ha arrestato, l'11 aprile 2006, il boss mafioso Bernardo Provenzano, è così. Sincera, anche troppo. Senza nascondere mai i propri sentimenti. Un magistrato antimafia che nella sua carriera, prima di lasciare la Procura di Palermo per fare il consulente della Commissione nazionale antimafia, si è occupata anche della ricerca della Primula rossa di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro. Marzia Sabella, sorella del futuro assessore alle Trasparenza del Comune di Roma, Alfonso Sabella, anche lui magistrato, ha deciso di raccontare la sua esperienza da pm nel libro 'Nostro onore' (Einaudi editore, 207 pagg., 18 euro), scritto con la giornalista Serena Uccello. "Il libro doveva raccontare, in realtà, un'indagine che poi non siamo riusciti a raccontare - racconta oggi Marzia Sabella, a margine della presentazione a Palermo alla presenza del Presidente della Commissione antimafia Rosi Bindi - E ne abbiamo approfittato per scrivere una cosa che forse nessuno aveva ancora scritto, e cioè il dietro le quinte dei magistrati che lavorano a Palermo, che poi è il dietro le quinte di tutti quelli che fanno il pm".

"Ne viene fuori un profilo di magistrati, che sono più vicini al popolo nel nome del quale amministrano la legge, rispetto a ciò che appare. Normalmente appare una figura solitaria o eroica, o talvolta anche antipatica, ma in questo caso viene fuori solo la semplicità, il sentire di un magistrato", dice. Marzia Sabella racconta nel libro tanti episodi, cita molti colleghi, poliziotti, con cui ha lavorato. Ma non fa mai cognomi. Si limita a chiamarli per nome. 'Nostro onore' si apre con l'arresto di Provenzano: "Solo dopo averlo visto con i miei occhi mi sono convinta che Binnu, il latitante di Corleone, l'avevamo preso veramente - scrive - Il viaggio da Palermo a Montagna dei cavalli, la contrada dove si nascondeva, l'avevo fatta tutto a ripetere: "Michè (il pm Michele Prestipino che con lei a coordinato l'indagine), ma siamo sicuri che è lui?". In questo libro si ride, ci si commuove, si piange. Se le chiedi qual è il suo ricordo più intenso, Marzia Sabella, quasi si emoziona: "Le mie prime indagini che iniziano con la pedofilia che non riuscivi a lasciare nell'armadio o nella scrivania". Sabella racconta nel libro, ad esempio, il suo rapporto con Pio Pio, il bimbo del quartiere Ballarò, vittima degli orchi, da cui il magistrato impara che "la condanna dei colpevoli paga il conto alla giustizia ma non appaga nessuno". "Tutti i bambini parlano - scrive nel libro - Tutti tranne Pio Pio, il più piccolo, il pulcino. Eppure aveva patito oltre quanto la legge possa immaginare che sia reato. La madre che lo dà a chi paga, raccontano i fratelli".

'Ero scaduta dalla Dda, è una logica al contrario'

Ci sono vent'anni di storia di un magistrato. Vent'anni di racconti, di lacrime, di risate. Durante la presentazione, a Palazzo Steri a Palermo, l'attrice Stefania Blandeburgo ha letto alcuni stralci del libro, strappando tante emozioni al folto pubblico presente. Marzia Sabella dedica una parte del libro ai suoi 'angeli custodi', gli uomini della scorta, che non l'abbandonano un solo momento. Che diventano dei fratelli, degli amici. Il libro si chiude con la sua indagine su Matteo Messina Denaro. "Non ne avrò altre - scrive il pm - Sono scaduta dalla Dda. Ciclo esaurito. Ci entri quando hai fatto poca esperienza e dopo dieci anni ci esci perché hai troppa esperienza. E' una logica al contrario". E oggi, durante la presentazione del libro, Marzia Sabella ha aggiunto, a voce, l'undicesimo capitolo. Quello della sua nuova esperienza alla Commissione nazionale antimafia. Con un grazie al Presidente Rosi Bindi, che l'ha voluta con se. E una promessa per il 2015: quella di smettere di fumare.

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