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Il Papa mette in guardia la Curia dalle tentazioni: "Serve vero esame di coscienza"

22 dicembre 2014 | 12.03
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Dal sentirsi 'immortale' all''Alzheimer spirituale', stila un vero e proprio elenco di 'malattie' dalle quali guardarsi. Poi, incontrando i dipendenti del Vaticano, afferma: "Gli scandali fanno tanto male, perdonate. Ho letto che i preti sono come gli aerei, fanno notizia solo quando cadono ma in tanti volano"

Papa Francesco (Infophoto) - INFOPHOTO
Papa Francesco (Infophoto) - INFOPHOTO

Papa Francesco incontra la Curia romana per gli auguri di Natale e, invitando tutti a fare ''un vero esame di coscienza'', mette in guardia dalle 'malattie' e 'tentazioni' che riguardano la Curia ma, per dirla con Bergoglio, ''sono naturalmente un pericolo per ogni cristiano e per ogni Curia, comunità, congregazione, parrocchia, movimento ecclesiale''.

Francesco parte dalla malattia del sentirsi 'immortale': ''Una Curia che non fa autocritica, che non si aggiorna, che non cerca di migliorarsi è un corpo infermo''.

Il Santo Padre stila un vero e proprio elenco di 'malattie' dalle quali guardarsi e torna a fare sentire forte il suo monito contro il "terrorismo delle chiacchiere". Che, dice Bergoglio, cattura la persona rendendola “seminatrice di zizzania”. Dice ancora più esplicitamente Francesco:" È la malattia delle persone vigliacche che non avendo il coraggio di parlare direttamente parlano dietro le spalle... Guardiamoci dal terrorismo delle chiacchiere!".

C'è poi la malattia dell’eccessiva operosità: riguarda, avverte il Papa, quelli che "si immergono nel lavoro, trascurando, inevitabilmente, la parte migliore: il sedersi sotto i piedi di Gesù". Il Papa ricorda che Gesù "ha chiamato i suoi discepoli a riposarsi un po’” perché trascurare il necessario riposo porta allo stress e all’agitazione". Bergoglio parla anche di quanti "perdono la serenità interiore, la vivacità e l’audacia e si nascondono sotto le carte diventando macchine di pratiche e non uomini di Dio, incapaci di piangere con coloro che piangono e gioire con coloro che gioiscono!".

Attenzione poi all'eccesso di pianificazione, avverte il Papa. "Quando l'apostolo pianifica tutto minuziosamente" e crede così facendo che "le cose effettivamente progrediscono, diventando così un contabile o un commercialista. Preparare tutto bene è necessario ma senza mai cadere nella tentazione di voler rinchiudere e pilotare la libertà dello Spirito Santo... È sempre più facile e comodo adagiarsi nelle proprie posizioni statiche e immutate".

Il Papa si rivolge anche a quanti "perdono la comunione tra di loro e il corpo smarrisce la sua armoniosa funzionalità diventando un’orchestra che produce chiasso perché le sue membra non collaborano e non vivono lo spirito di comunione e di squadra". E mette in guardia dalla malattia dell'Alzheimer spirituale': "quel declino progressivo delle facoltà spirituali che causa gravi handicap alla persona, facendola vivere in uno stato di assoluta dipendenza dalle sue vedute spesso immaginarie. Lo si vede in chi ha perso la memoria del suo incontro con il Signore, in chi dipende dalle proprie "passioni, capricci e manie, in chi costruisce intorno a sé dei muri e delle abitudini".

Guardarsi poi dal falso quietismo: "Quando l’apparenza, i colori delle vesti e le insegne di onorificenza diventano l’obiettivo primario della vita... È la malattia che ci porta a essere uomini e donne falsi e a vivere un falso 'misticismo' e un falso 'quietismo'". L'attenzione, il Papa la rivolge poi a quanti "vivono una doppia vita, frutto dell’ipocrisia tipica del mediocre e del progressivo vuoto spirituale che lauree o titoli accademici non possono colmare". Si tratta di una malattia che colpisce spesso coloro che "abbandonando il servizio pastorale, si limitano alle faccende burocratiche, perdendo così il contatto con la realtà, con le persone concrete. Creano così un loro mondo parallelo, ove mettono da parte tutto ciò che insegnano severamente agli altri" e conducono una vita 'nascosta' e spesso 'dissoluta'".

Il Papa dice poi stop al 'carrierismo', vera e propria sindrome di quanti vivono il servizio pensando unicamente a ciò che devono ottenere e non a quello che devono dare. Sono persone meschine, ispirate solo "dal proprio fatale egoismo. Potrebbe colpire anche i superiori quando corteggiano alcuni loro collaboratori per ottenere la loro sottomissione, lealtà e dipendenza psicologica, ma il risultato finale è una vera complicità".

C'è poi la malattia dell'indifferenza: "Quando ognuno pensa solo a se stesso e perde la sincerità e il calore dei rapporti umani. Quando il più esperto non mette la sua conoscenza al servizio dei colleghi meno esperti. Quando, per gelosia o per scaltrezza, si prova gioia nel vedere l’altro cadere invece di rialzarlo e incoraggiarlo", denuncia il Papa. No poi alle 'facce da funerale': propria delle persone "burbere e arcigne, le quali ritengono che per essere seri occorra dipingere il volto di malinconia, di severità e trattare gli altri -soprattutto quelli ritenuti inferiori - con rigidità, durezza e arroganza...La severità teatrale e il pessimismo sterile sono spesso sintomi di paura e di insicurezza di sé".

No alla malattia di chi vuole solo accumulare: "Quando l’apostolo cerca di colmare un vuoto esistenziale nel suo cuore accumulando beni materiali, non per necessità, ma solo per sentirsi al sicuro". Papa Francesco invita quindi la Curia a non chiudersi in circoli: "Quando l’appartenenza al gruppetto diventa più forte di quella al Corpo e, in alcune situazioni, a Cristo stesso. Anche questa malattia inizia sempre da buone intenzioni ma con il passare del tempo schiavizza i membri diventando 'un cancro'".

Il Papa insiste sulla necessità di dire no alla mondanità: "Quando l’apostolo trasforma il suo servizio in potere, e il suo potere in merce per ottenere profitti mondani o più poteri. È la malattia delle persone che cercano insaziabilmente di moltiplicare poteri e per tale scopo sono capaci di calunniare, di diffamare e di screditare gli altri, perfino sui giornali e sulle riviste. Naturalmente per esibirsi e dimostrarsi più capaci degli altri... Una malattia che fa molto male al corpo perché porta le persone a giustificare l’uso di qualsiasi mezzo pur di raggiungere tale scopo, spesso in nome della giustizia e della trasparenza!"

Dopo l'incontro con la Curia romana papa Francesco, nell'Aula Nervi, ha visto i dipendenti della Santa Sede per gli auguri di Natale: "Gli scandali fanno tanto male, sappiate perdonare", ha detto il Pontefice. "I sacerdoti sono come gli aerei, fanno notizia solo quando cadono, ma ce ne sono tanti che volano. Molti criticano e pochi pregano per loro. Una frase molto vera - ha annotato Bergoglio - perché delinea l’importanza e la delicatezza del nostro servizio sacerdotale e quanto male potrebbe causare un solo sacerdote che cade a tutto il corpo della Chiesa".

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