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I nonni hanno il diritto di vedere i nipoti, la corte di Strasburgo condanna la giustizia italiana

20 gennaio 2015 | 20.55
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La Corte europea da ragione a due coniugi torinesi che non vedevano la nipotina da 12 anni. Le autorità competenti "non hanno fatto gli sforzi necessari per salvare il legame familiare e non hanno reagito con la dovuta diligenza"

I nonni hanno il diritto di vedere i nipoti, la corte di Strasburgo condanna la giustizia italiana

I nonni hanno il diritto di vedere i nipoti. La sentenza emessa dalla corte di Strasburgo punisce il sistema giudiziario italiano, dando ragione a due coniugi torinesi, che non hanno potuto vedere la nipotina per 12 anni. Il caso nesce nel 2002, quando la nuora della coppia chiede il divorzio dal marito, padre della bimba e figlio dei ricorrenti, accusato subito dopo di aver abusato sessualmente della bambina. Quattro anni dopo, il tribunale di Torino assolve l'uomo da ogni accusa "perché il fatto non sussiste". Nel frattempo però il tribunale dei minori di Torino ha tolto al padre la patria potestà sulla figlia e, di conseguenza, i nonni non hanno più potuto vedere la bambina.

La nipotina nei primi sei anni di vita aveva potuto frequentare regolarmente i nonni ma, dopo l'allontanamento della piccola dal padre, non c'erano più stati contatti. Dopo aver autorizzato un percorso con i servizi sociali e gli psicologi per poter frequentare la nipote, il tribunale di Torino nel 2007 ha negato alla coppia il diritto di rivederla perché, secondo la psicologa della bambina, questa "mostrava paura e angoscia nei confronti del padre e, associando i nonni al padre, non era pronta a incontrarli". Nel 2009 il ricorso dei nonni è stato respinto dalla Corte di cassazione. Oggi arriva la sentenza della corte di Strasburgo che da ragione ai nonni.

Le autorità italiane nella sentenza sono accusate di non aver compiuto ''gli sforzi adeguati e sufficienti per preservare il rapporto di parentela" tra i nonni e la bambina. La Corte di Strasburgo, se da un lato riconosce che è "necessaria una grande cautela in situazioni come questa e che le misure di protezione del minore possono comportare la limitazione dei contatti con i familiari", dall'altro ritiene che le autorità responsabili "non hanno fatto gli sforzi necessari per salvare il legame familiare e non hanno reagito con la dovuta diligenza". La Corte rileva, in particolare, che sono passati tre anni prima che il tribunale di Torino stabilisse il diritto dei ricorrenti di incontrare la nipote; inoltre quella decisione non è mai stata eseguita dai servizi sociali incaricati di organizzare gli incontri.

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