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Cosenza, uccide il figlio nato prematuro per ottenere il risarcimento dell'assicurazione

22 gennaio 2015 | 08.23
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Il drammatico caso è emerso nell'operazione 'Medical Market' sui falsi incidenti stradali, che ha portato alla luce una truffa da due milioni di euro. Oltre alla donna, tra i sette arrestati anche un medico che l'avrebbe aiutata a sopprimere il nascituro e due complici. Il bambino, nato vivo, sarebbe stato privato di ogni assistenza. Il sospetto degli investigatori è che la donna fosse rimasta incinta di proposito

(Infophoto)
(Infophoto)

Avrebbe simulato un incidente stradale tra la 24esima e la 28esima settimana di gestazione e soppresso poi con un aborto indotto artificialmente il nascituro, forse concepito di proposito, per ottenere il risarcimento dall'assicurazione. E' quanto viene contestato a una donna di 37 anni, arrestata oggi nell'ambito dell'operazione 'Medical Market', condotta dalla Polizia Stradale e dai finanzieri del Comando provinciale di Cosenza su falsi incidenti stradali creati ad arte per truffare le società assicurative.

“Non è stato fatto nulla per tenere in vita questo bambino, non è stato neppure tagliato il cordone ombelicale, quindi si parla a tutti gli effetti di omicidio”, ha affermato il questore di Cosenza Luigi Liguori. Ma c'è di più. Perché il sospetto degli investigatori è che la donna fosse rimasta incinta di proposito per poi ottenere il risarcimento simulando il sinistro, e che lo avesse fatto in fase avanzata di gestazione per ottenere un risarcimento maggiore.

Secondo gli investigatori, insomma, nonostante la partoriente fosse indotta al parto prematuro, il feto, nato vivo, sarebbe stato privato di ogni assistenza utile per la sua sopravvivenza, tanto da arrivare al decesso. “Abbiamo accertato che il bambino ha lottato, ha cercato di rimanere vivo e questo ci ha tranciato il cuore. Nonostante tutto gli sarebbe bastato una piccola boccata d’ossigeno per sopravvivere”, ha sottolineato il comandante della Polizia stradale di Cosenza Antonio Provenzano.

“Testimoni hanno confermato che il bambino era vivo, le manine si muovevano. La signora ha detto che il trauma dell’incidente aveva provocato l’uscita del feto e che era nato morto ma in realtà non era così”, ha aggiunto il comandante provinciale delle Fiamme gialle Giosuè Colella. La messinscena non ha prodotto alcun risarcimento alla donna perché nel frattempo le indagini hanno bloccato le procedure.

Oltre alla donna, sono accusati di infanticidio G. S., medico di 54 anni, F. N. di 42 anni e Z. P. di 33 anni, tutti di Corigliano Calabro. I quattro indagati per questo atroce delitto sono stati posti agli arresti domiciliari.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Castrovillari, hanno portato complessivamente all'esecuzione di sette provvedimenti cautelari, di cui quattro ai domiciliari, e all'iscrizione nel registro degli indagati di 144 persone, facendo luce su una truffa da due milioni di euro.

Tra gli indagati, un medico che avrebbe certificato patologie invalidanti senza nemmeno fare visite mediche, un radiologo che avrebbe attribuito a pazienti sani le radiografie di persone effettivamente affette da patologie e un avvocato, una donna 45enne accusata di aver prodotto falsa documentazione attestante le patologie con la complicità dei medici, che avrebbe ideato i falsi incidenti stradali.

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