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Green Hill, condannati i responsabili dell'allevamento. Lav: "Sentenza storica"

23 gennaio 2015 | 12.46
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Pene fino a un anno e sei mesi per il reato di maltrattamento e di uccisione di animali. Green Hill: "Faremo ricorso". La struttura a Montichiari (Brescia), chiusa nel luglio 2012, ospitava cani beagle destinati alla sperimentazione scientifica. Brambilla: "Grande vittoria"

(Infophoto)
(Infophoto)

"Green Hill condannato, una sentenza storica". Così la Lav, Lega anti vivisezione, commenta la decisione del Tribunale di Brescia che ha condannato per il reato di maltrattamento e di uccisione di animali i responsabili dell'allevamento di cani beagle destinati alla sperimentazione scientifica chiuso a Montichiari (Brescia) nel luglio 2012.

Al termine del processo di primo grado sono stati condannati a un anno e sei mesi Renzo Graziosi, veterinario dell'allevamento e Ghislane Rondot, co-gestore di 'Green Hill 2001'. Roberto Bravi, direttore dell'allevamento, è stato condannato a 12 mesi, più le spese di risarcimento. Assolto invece Bernard Gotti, l'altro co-gestore di 'Green Hill 2001'. Inoltre sospensione dalle attività per due anni, per i condannati, e confisca dei cani.

Il pm Ambrogio Cassiani, nella sua requisitoria aveva chiesto 3 anni e 6 mesi per il veterinario Graziosi, 3 anni per Rondot e 2 anni per Bravi e Gotti. Inoltre aveva contestato a cinque dipendenti di Green Hill il reato di falsa testimonianza.

"Siamo convinti che le argomentazioni che avevamo portato a dibattimento fossero più che sufficienti per dimostrare la correttezza di Green Hill e dei suoi dipendenti - commenta in una nota Green Hill - Leggeremo con attenzione le motivazioni della sentenza per capire come l'azienda più controllata d'Italia, che ha ricevuto circa 70 ispezioni dalle autorità negli ultimi tre anni, tutte positive, all'improvviso si sia trasformata in quello che impropriamente le associazioni animaliste definiscono 'lager'. Sicuramente ricorreremo in appello".

"Quello che a tutt'oggi è certo è che l'iniziativa delle associazioni animaliste ha causato la perdita di 50 posti di lavoro, compreso l'indotto, e sta mettendo a rischio la ricerca scientifica in Italia, mentre in altri Paesi continua la possibilità di allevare animali, magari - si sottolinea - anche senza alcun controllo".

"Una sentenza memorabile, destinata a fare giurisprudenza, capace di fare emergere l'amara realtà delle sofferenze inflitte ai cani allevati a fini sperimentali dalla succursale della multinazionale Marshall", commenta la Lav che gioisce dei circa 3000 animali ora "definitivamente salvi". L'associazione, sulla base di quanto emerso dalle prove e dai verbali del processo, annuncia poi che chiederà l'imputazione dei veterinari dell'Asl di Lonato, dell'Istituto Zooprofilattico di Brescia e dei funzionari della Regione Lombardia e del Ministero della Salute, "che in tutti gli anni passati avevano scritto che tutto era regolare nell'allevamento".

"La sentenza di condanna di Green Hill - dichiara il presidente Lav Gianluca Felicetti - è un riconoscimento a tutte e tutti coloro che in tanti anni hanno partecipato a manifestazioni a Montichiari e in tante altre parti d'Italia e del mondo, hanno digiunato, firmato petizioni, realizzato inchieste giornalistiche, presentato denunce, scavalcato barriere fisiche e ideologiche che difendevano l'indifendibile sapendo bene che 'Oltre il filo spinato di Green Hill', la vivisezione esiste ancora e uccide quasi 3000 animali al giorno solo nel nostro Paese e non dà alcuna risposta positiva alla nostra salute: per questo la nostra battaglia è continua".

Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente, sottolinea: "Il successo di oggi è figlio di quell’esposto che Legambiente tre anni fa ha fatto contro l’allevamento di beagle, al quale è seguito il sequestro ordinato dalla Procura della Repubblica di Brescia delle strutture e di tutti i cani presenti nell’allevamento". Un risultato, aggiunge Moroni, "che rappresenta una storica vittoria ed un prezioso riconoscimento per tutti coloro che si sono impegnati per salvare i cani, per chiedere la definitiva chiusura della struttura dove venivano maltrattati ed uccisi gli animali".

“I tremila cani, oggetto di sequestro - conclude Muroni - sono stati adottati da tante famiglie che li hanno adottati grazie all'intervento di Legambiente e Lav che hanno gestito la difficile fase di affido e la successiva adozione. Tutto è andato per il meglio grazie al costante lavoro di decine di volontari, associazioni, ed esperti legali a cui oggi dedichiamo questa vittoria”.

Soddisfatta Michela Vittoria Brambilla, deputata di Forza Italia e presidente della Lega italiana per la difesa degli animali e dell'ambiente: "La sentenza di Brescia è una grande vittoria, un traguardo di straordinaria importanza. Soddisfa perché riconosce la colpevolezza di tre imputati su quattro, la sussistenza dei reati di maltrattamento ed uccisione e quindi il principio secondo cui, anche nel contesto di massimo sfruttamento economico e per scopi asseritamente scientifici, gli animali vanno rispettati e tutelati, come prevede la legge".

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