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Maxi processo No Tav, 47 condanne e 6 assoluzioni. Urla in aula: "Vergogna"

27 gennaio 2015 | 15.34
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I 53 attivisti erano accusati di violenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento per i disordini dell'estate 2011 in Valsusa. Gli imputati hanno tentato di leggere una dichiarazione ma i giudici sono andati via, provocando la reazione del pubblico, che ha cominciato a scandire slogan come "Liberi tutti" e "Ora e sempre resistenza". Blocco stradale vicino all'aula bunker. Perino: decisione che "sa più di vendetta che di giustizia", Lupi: "Giusta condanna"

Maxi processo No Tav, 47 condanne e 6 assoluzioni. Urla in aula:

Quarantasette condanne, per un totale che supera i 140 anni e pene comprese tra un minimo di due mesi e un massimo di 4 anni e mezzo di reclusione, e sei assoluzioni. Si è chiuso così il maxi processo per i disordini dell'estate 2011 in Valsusa in cui erano imputati a Torino 53 attivisti No Tav accusati a vario titolo di violenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento.

Urla "vergogna" si sono sollevate dal pubblico e dagli imputati nell'aula bunker del carcere di Torino, quando gli imputati hanno tentato di leggere una dichiarazione e i giudici hanno invece lasciato l'aula. Pubblico e imputati hanno poi scandito slogan come "liberi tutti" e "ora e sempre resistenza". Poi un gruppo di attivisti No Tav ha bloccato per circa 15 minuti la strada, adiacente all'aula bunker, che immette in corso Regina Margherita e porta verso la tangenziale. mostrando uno striscione con scritto "Solidarietà ai compagni No Tav. L'unica giustizia è quella proletaria! Abbattere il capitalismo! Collettivo contro la repressione per un soccorso rosso internazionale".

Ha parlato di "una sentenza già scritta" Roberto Lamacchia, uno degli avvocati dei No Tav a processo. "Era immaginabile - ha spiegato - non avevamo grosse speranze. Il problema è il concorso delle persone nel reato, e contiamo di ribaltare questo aspetto in appello". Il difensore si è detto "stupito dall'entità delle pene, comunque spropositate rispetto alle condanne per questi reati in altri processi".

Per Alberto Perino, leader storico del movimento No Tav, la decisione dei giudici "sa più di vendetta che di giustizia", mentre ha espresso soddisfazione per una "giusta condanna" il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, secondo cui la sentenza "fa giustizia anche di tante coperture politiche e intellettuali" di quella violenza da parte di chi ha cercato e cerca di "nobilitarla con assurdi richiami alla Resistenza" e "ristabilisce il primato della legalità e pure del buon senso". "Assaltare un cantiere, attaccare le forze dell’ordine, ferire oltre 180 persone tra poliziotti, carabinieri e militari della Guardia di finanza non è una normale manifestazione di dissenso, è un crimine", ha detto Lupi.

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