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Maxi blitz contro la 'ndrangheta, 165 arresti in Emilia e in altre regioni del Nord

28 gennaio 2015 | 08.33
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Coinvolti imprenditori, politici e giornalisti. In carcere anche il padre dell'ex calciatore Iaquinta. indagato anche il sindaco di Mantova. Sequestrati oltre 100 mln di euro di beni. L'indagine, iniziata nel 2010, ha consentito di scoprire una cellula trapiantata dalla Calabria e derivata dal clan Grande Aracri di Cutro. Il Procuratore Nazionale Antimafia: "Intervento storico e senza precedenti"

Maxi blitz contro la 'ndrangheta, 165 arresti in Emilia e in altre regioni del Nord

Anche il terremoto in Emilia è finito nel mirino degli 'ndranghetisti scoperti e arrestati dalla Dda Bologna, con la maxi-operazione 'Aemilia'. Al sisma che nel 2012 ha messo in ginocchio la regione, gli affiliati hanno reagito ridendo e mobilitandosi immediatamente per mettere le mani sull'affare della ricostruzione. E' quanto emerge da un'intercettazione tra Gaetano Blasco e Antonio Valerio del 29 maggio 2012, avvenuta alle 13.29, cioè solo 4 ore e mezza dopo la violenta scossa delle 9.03 che fece crollare diversi capannoni nel modenese.

Secondo quanto registrato dai carabinieri che ascoltavano la conversazione, Blasco ha detto a Valerio "è caduto un capannone a Mirandola". Il suo interlocutore ha risposto, "ridendo" si legge nella trascrizione informativa dell'Arma di Modena acquisita dal Gip, "eh, allora lavoriamo là". Blasco ha quindi replicato "ah, sì, cominciamo facciamo il giro...".

Nel maxi blitz contro la 'ndrangheta in Emilia e in altre regioni del Nord Italia, i carabinieri del Comando provinciale di Modena, con quelli di Parma, Piacenza e Reggio Emilia, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Bologna, su richiesta della locale Dda, nei confronti di 117 persone. Contemporaneamente, i militari dei Comandi Provinciali di Crotone e Mantova hanno eseguito, nelle rispettive province e in quelle di Cremona e Verona, decreti di fermo di indiziato di delitto emessi dalle Direzioni Distrettuali Antimafia di Catanzaro e Brescia nei confronti di 46 soggetti.

Sono in tutto 54 le persone accusate di associazioni a delinquere di stampo mafioso, ai sensi dell'art. 416 bis del codice penale, che figurano tra le 117 misure cautelari chieste dalla Dda della Procura di Bologna, e già accolte dal Gip. A questi si aggiungono quattro persone accusate di concorso esterno in associazione mafiosa, oltre ad altre imputazioni che vanno dall'usura all'estorsione.

L'indagine, iniziata nel 2010, ha consentito di scoprire una cellulla 'ndranghetista trapiantata dalla Calabria e derivata dal clan Grande Aracri di Cutro che, "attraverso un processo di progressiva emancipazione rispetto alla cosca - scrive il Gip nel suo provvedimento - ha guadagnato in autonomia e autorevolezza sul piano economico-finanziario, mantenendo sostanzialmente inalterata la cifra della propria capacità di intimidazione". Un'organizzazione, prosegue la magistratura inquirente, che ha "volto e contenuto prettamente imprenditoriale".

Tra gli arrestati c'è anche Giuseppe Iaquinta, padre dell'ex attaccante della nazionale. L'uomo, imprenditore edile titolare di un'azienda di Reggiolo, è stato colpito da una misura cautelare in carcere, ed è accusato di a ssociazione a delinquere di stampo mafioso. A capo dell'organizzazione, secondo gli inquirenti, ci sarebbe invece Nicolino Sarcone, che dominava la zona di Reggio Emilia. Tra gli altri 117 arrestati, sempre con l'accusa di associazione mafiosa, ci sono anche il consigliere comunale di Reggio Emilia Giuseppe Pagliani (Fi) e il giornalista Marco Gibertini. Tra le persone, al contrario, che hanno collaborato alle indagini e fornito informazioni agli inquirenti c'è l'ex sindaco di Reggio Emilia e attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio. "Lo abbiamo sentito come persona informata sui fatti" ha spiegato il procuratore capo Roberto Alfonso, perchè "volevamo capire in quale considerazione la società emiliana, quindi gli amministratori, i commercianti, gli imprenditori e i cittadini, tenesse la comunità cutrese".

C'è anche il sequestro di oltre 100 mln di euro di beni appartenenti ad alcuni degli indagati tra i risultati della maxi operazione. Il provvedimento di sequestro preventivo, adottato dal gip di Bologna su richiesta della Dda, è stato eseguito a cura dei carabinieri del Ros, della Dia di Bologna e della Guardia di Finanza di Cremona, che sono al lavoro ancora in queste ore. Tra i beni sequestrati anche un intero quartiere composto da circa 200 appartamenti situati a Sorbolo.

Per il Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti si tratta di "un intervento giudiziario storico, senza precedenti, imponente e decisivo nel contrasto delle mafie al Nord e in particolare dell'insediamento 'ndranghetista in Emilia".

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