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Fisco: Arezzo, frode all’Iva nel commercio di argento, 28 indagati

11 febbraio 2015 | 12.13
LETTURA: 4 minuti

Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Arezzo sta dando esecuzione a decreti di fermo, perquisizione e sequestro emanati dalla Procura della Repubblica aretina nei confronti di 28 persone indagate per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, all'emissione ed all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti

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Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Arezzo sta dando esecuzione a decreti di fermo, perquisizione e sequestro emanati dalla Procura della Repubblica di Arezzo nei confronti di 28 persone indagate per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, all’emissione ed all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Centocinquanta finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Arezzo e di altri Reparti stanno effettuando 45 perquisizioni, tra le province di Arezzo, Bari, Roma, Perugia e Benevento. (Video)

L’Autorità Giudiziaria di Arezzo ha inoltre ordinato il sequestro preventivo delle disponibilità finanziarie detenute dai principali indagati fino all’importo di 3.200.000 euro, corrispondente a un valore equivalente al profitto del reato sinora già determinato in capo agli indagati, a fronte di una stima di Iva evasa nel solo 2014 pari a 8 milioni di euro. Si tratta degli sviluppi di una complessa indagine che ha consentito di individuare l’esistenza di una frode fiscale all’Iva in atto nel settore del commercio di metalli preziosi, principalmente argento, ma anche platino, palladio e rodio, attuata da due distinte organizzazioni criminali.

Gli artefici principali della frode erano due aretini, noti nel distretto orafo locale, che, pur non avendo alcun ruolo formale nelle società coinvolte, erano in grado di controllarne l’operatività, dirigendo i 'prestanome' in maniera quasi militare e arrivando al punto di dirgli come vestirsi o cosa dire durante gli atti gestionali. Gli stessi, grazie ai proventi degli illeciti, potevano mantenere un alto tenore di vita pur risultando privi di qualsiasi reddito dichiarato da molti anni.

Le due organizzazioni, secondo quanto emerso dalle indagini, hanno acquistato per anni ingenti quantitativi di argento puro in ambito nazionale, senza corrispondere l’Iva ai fornitori, applicando il meccanismo del 'reverse charge'. A quel punto l’argento puro veniva trasformato in semilavorato senza alcuna effettiva finalità commerciale ma solo con l’obiettivo di assoggettare a Iva le successive vendite attraverso società 'cartiere' che non versavano Iva. Il metallo veniva poi definitivamente ceduto al cliente finale che lo faceva nuovamente affinare per ricollocarlo sul mercato.

Il sistema fraudolento consentiva ai membri delle associazioni criminali di intascare l’Iva generata dalle operazioni commerciali strumentalmente realizzate, nonché al cliente finale di acquistare i metalli preziosi a un prezzo sensibilmente inferiore a quello che avrebbe potuto spuntare se si fosse rivolto direttamente alle aziende che fornivano i beni e che davano inizio al 'circuito' economico artificioso e 'messo in piedi' al solo scopo di poter frodare l’erario.

Riscontri precisi sono stati ottenuti grazie alla continua attività di osservazione e pedinamento degli indagati che ha anche permesso di effettuare, nell’autunno scorso, il sequestro di 13 verghe argentifere, del peso complessivo di 185.386,40 grammi e del controvalore di oltre 70.000 euro, a uno degli indagati che lo aveva acquistato in forma di argento puro e lo aveva poi trasformato in verghe, così da poterlo assoggettare ad Iva e consentire la prosecuzione dell’illecita filiera commerciale.

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