Sarebbero una dozzina, ad oggi, i foreign fighters di provenienza italiana, attivi o che sono deceduti, su cui si è rivolta l'attenzione dell'intelligence. Di questi la metà sono cittadini italiani, gli altri persone che, pur non avendo la cittadinanza, sono (o erano) in Italia, da tanto tempo. A quanto si apprende, sarebbe questo uno dei punti emersi oggi al Copasir, durante l'audizione del direttore dell'Aisi, Agenzia informazione e sicurezza interna, Arturo Esposito. L'incontro con il numero uno dell'Aisi era volto a fare il punto sui rischi del terrorismo di matrice internazionale, alla luce degli ultimi sviluppi, in particolare in Libia.
Sugli sbarchi, secondo quanto si apprende, il numero di coloro che ottengono lo status di rifugiati è all'incirca intorno al 20%, una percentuale più alta rispetto a quella precedente, che si attestava al 3%, dando quindi idea di persone che fuggono dalla guerra piuttosto che di terroristi pronti all'azione. Dal Copasir si sottolinea come controlli e monitoraggio degli sbarchi dalla Libia siano costanti, come dimostra l'attività quotidiana svolta dal C.A.S.A. (Comitato di analisi strategica antiterrorismo) al Viminale
A Palazzo San Macuto, nel primo pomeriggio è stato ascoltato il ministro dei beni culturali Dario Franceschini, ascoltato nel primo pomeriggio, che ha dato ampia garanzia sulla possibilità di fruizione dei documenti declassificati, riversati negli oltre 100 archivi statali, a seguito della direttiva che dispone la pubblicazione degli atti relativi alle stragi. Domani al Copasir è in agenda l'audizione di Giampiero Massolo, direttore del DIS, dipartimento delle informazioni per la sicurezza.
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