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Astrofisca: scoperto mostruoso buco nero nato all’alba dell’universo

25 febbraio 2015 | 21.08
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A trovare il 'mostro cosmico' è stato Xue-Bing Wu dell'Università di Pechino combinando dati di versi telescopi. Lo studio è pubblicato su Nature. E' luminoso quanto 420mila miliardi di soli e si trova a 12,8 miliardi di anni luce da noi. Fontana (Inaf): "Finora la sua vera natura ci era sfuggita"

(foto Infophoto)
(foto Infophoto)

Scoperto un 'mostruoso' buco nero nato all'alba dell'Universo. Un nuovo quasar, luminoso quanto 420mila miliardi di soli, è stato scoperto, da Xue-Bing Wu, professore di astrofisica dell’Università di Pechino e dal team internazionale di astronomi che ha coordinato. A una distanza di 12,8 miliardi di anni luce, questo vero e proprio mostro cosmico, riferisce media.inaf.it, denominato SDSS J0100 + 2802, è il più brillante quasar mai scoperto nell’universo primordiale, alimentato da un buco nero di ben 12 miliardi di masse solari, il più massiccio finora noto in epoche così remote. La scoperta, pubblicata nell’ultimo numero della rivista Nature, è stata realizzata combinando i dati raccolti dal telescopio da 2,4 metri di diametro Lijiang (LJT) nello Yunnan (Cina), il Multiple Mirror Telescope da 6,5 metri (MMT), il Large Binocular Telescope (LBT) in Arizona (USA), il Magellan Telescope dell’Osservatorio di Las Campanas in Cile e, infine, il telescopio Gemini North da 8,2 metri sul Mauna Kea, Hawaii.

"Mostruoso è proprio l’aggettivo giusto per questo quasar da record" commenta Adriano Fontana dell’Inaf, responsabile del centro italiano delle osservazioni di Lbt. "E pensare che finora la sua vera natura ci era sfuggita: invece di un buco nero supermassivo in piena attività, ai confini dell’universo, pensavamo che SDSS J0100 + 2802 fosse una stella alquanto vicina a noi" aggiunge lo scienziato. La scoperta del quasar SDSS J0100 + 2802 "segna un importante passo avanti -commenta l'Istituto nazionale di astrofisica- nella comprensione di come questi oggetti celesti, le più potenti 'centrali energetiche' dell’universo, si sono evoluti nelle prime fasi di sviluppo del cosmo, solo 900 milioni di anni dopo il Big Bang". "Ovvero, in prossimità della fine di un importante evento cosmico che gli astronomi chiamano 'epoca della reionizzazione': quando cioè la radiazione prodotta dalle prime stelle ionizzò l’idrogeno neutro che permeava l’universo, rendendolo nuovamente 'trasparente' alle onde elettromagnetiche" spiega ancora l'Inaf. Dalla scoperta del primo quasar, nel 1963, siamo oggi arrivati a individuare oltre 200.000 di queste potentissime sorgenti, molte situate a miliardi di anni luce da noi e circa quaranta a oltre 12,7 miliardi di anni luce. La radiazione di questi ultimi è stata emessa quando l’universo aveva meno di un miliardo di anni.

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