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Scorta Biagi: Scajola e De Gennaro indagati per concorso in omicidio colposo

26 febbraio 2015 | 12.41
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L'ex ministro dell'Interno Claudio Scajola e l'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro sono indagati dalla Procura di Bologna per concorso in omicidio colposo, nell'ambito dell'inchiesta bis sulla mancata scorta al giuslavorista Marco Biagi, ucciso dalle nuove Br sotto la sua casa di Bologna.

L'inchiesta bis, di cui è titolare il Pm Antonello Gustapane, prese avvio dal rinvenimento di alcuni documenti in possesso di Luciano Zocchi, ex segretario di Scajola, riaprendo il filone d'indagine dopo l'archiviazione della prima inchiesta. Nell'ambito dell'indagine il pm Gustapane ha sentito, nei mesi scorsi, come persone informate sui fatti, alcuni esponenti di spicco della politica di allora e di oggi tra cui Pier Ferdinando Casini, Roberto Maroni, Maurizio Sacconi, Sergio Cofferati e lo stesso Zocchi.

Sono indagati, ha spiegato all'Adnkronos l'avvocato della famiglia Biagi, Guido Magnisi "sulla base di omissioni e manchevolezze nel quadro della protezione del professor Biagi, che sono state riscontrate dal lavoro d'indagine preciso e corposo fatto dalla Procura di Bologna".

"La Procura trasmetterà ora gli atti ad una sezione del Tribunale speciale, che la Corte Costituzionale prevede come anticamera del Tribunale dei ministri" ha proseguito Magnisi, spiegando che il passo successivo sarà "un interrogatorio" a carico dei due indagati i quali "potranno avvalersi o meno della prescrizione". "Se si avvarranno le prescrizione - ha rimarcato l'avvocato - la vicenda si chiuderà, altrimenti se rinunceranno alla prescrizione, ci sarà il processo che andrà al Tribunale dei ministri di Roma" poiché all'epoca dell'omicidio Biagi per mano delle nuove Br, il 19 marzo 2002, Scajola era a capo del Viminale.

Scajola è intervenuto con una nota. ''È un’accusa sconcertante. Sono profondamente turbato nel ricordare il momento in cui mi fu data notizia dell’assassinio del professor Biagi - ha sottolineato l'ex ministro - così come quando con evidenti, conseguenti, strumentalizzazioni politiche mi fu attribuito un giudizio infame su una persona che era stata uccisa''.

''È una ferita - ha spiegato - che porto dentro da tredici anni, sicuramente imparagonabile con la sofferenza di sua moglie e dei suoi figli, ma è vergognoso far credere che qualcuno non abbia voluto dare la scorta a Biagi. Le scorte non si negano. C’è stata una sottovalutazione, allora, ma è facile dirlo dopo. Tutti coloro i quali si riempiono la bocca con questo argomento -ha assicurato- potevano farsi parte attiva, prima. Si vergogni chi vuole speculare sui morti. Quanto a me, ho servito le istituzioni con il massimo impegno e senso di responsabilità e anche in questa occasione so di essermi comportato correttamente''.

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