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Caso Yara: accusa, la 13enne uccisa in pochi minuti/Adnkronos

06 marzo 2015 | 21.01
LETTURA: 6 minuti

Le lancette dell'orologio avranno un ruolo di primo piano nel processo che vedrà alla sbarra Massimo Bossetti, in carcere dal 16 giugno scorso con l'accusa di aver ucciso con crudeltà Yara Gambirasio. Dalla ricostruzione e dai filmati l'ipotesi più favorevole alla procura vede un delitto compiuto in 29 minuti. Bossetti: "La farei finita se non ci fosse la mia famiglia" - di Antonietta Ferrante

la palestra dove ' scomparsa Yara Gambirasio
la palestra dove ' scomparsa Yara Gambirasio

di Antonietta Ferrante

Un'agonia durata a lungo rispetto a un'aggressione durata solo pochi minuti. Le lancette dell'orologio avranno un ruolo di primo piano nel processo che vedrà alla sbarra Massimo Bossetti, in carcere dal 16 giugno scorso con l'accusa di aver ucciso con crudeltà Yara Gambirasio. Nella ricostruzione degli inquirenti, se si consultano i 59 faldoni della chiusura indagine, si può immaginare cosa sia davvero successo la sera del 26 novembre 2010 quando la giovane ginnasta, una volta uscita dal centro sportivo di Brembate di Sopra (Bergamo), non farà più ritorno a casa.

Ed emerge una novità: l'azione omicida è durata solo qualche decina di minuti, circa 28-29 minuti nell'ipotesi più favorevole all'accusa. Una deduzione che emerge sfogliando e confrontando le quasi 60 mila pagine dell'indagine. Partendo dall'inizio e usando solo dati certi, tutto appare chiaro: la 13enne la sera della scomparsa va a consegnare uno stereo in palestra, e se "fino ad oggi nessuno ha visto Yara raggiungere la strada all'esterno del centro sportivo, né tantomeno vi è certezza sulla porta di uscita dalla stessa palestra", per l'accusa "alle 18.44.14, Yara si trova (secondo testimonianze e deduzioni sul suo cellulare, ndr) probabilmente - pur con qualche margine di approssimazione - all'interno della palestra intenta ad uscirne; oppure all'interno del cortile del centro sportivo intenta a raggiungere la strada".

Dalla palestra all'abitazione della giovane in via Locatelli il percorso - secondo quanto riprodotto dagli stessi investigatori - ci vogliono circa 9 minuti, ma Yara non farà mai quel tragitto. "Esattamente alle 18.49.53, il tabulato del traffico telefonico" della 13enne mostra che ha ricevuto l'ultimo sms dall'amica: "in questo momento il ponte ripetitore che aggancia l'utenza di Yara è quello di Mapello, via Natta, in località opposta rispetto alla via che la ragazzina avrebbe dovuto percorrere per rientrare a casa". A partire dalle 19.11.33 "e fino ad oggi l'utenza di Yara risulta spenta e pertanto non 'agganciata' da alcun ponte ripetitore".

La pista dei cani molecolari, inizialmente usati nell'inchiesta per ritrovare la giovane ginnasta, hanno "evidenziato un percorso differente rispetto a quello supposto inizialmente. ln condizioni di normalità Yara, uscendo dal centro sportivo, avrebbe dovuto dirigersi immediatamente alla sua sinitra (...). I cani specializzati nella ricerca e ricostruzione del percorso molecolare hanno disegnato un cammino esattamente opposto a quello prima ritenuto logico". Hanno lasciato la palestra "da una porta secondaria e poi, raggiunta la strada, hanno preso a destra aggirando lo stabile e dirigendosi sul retro dello stesso", fino al famoso cantiere di Mapello al cui interno i cani "hanno puntato con insistenza, 'fiutando' una possibile pregressa presenza della ragazzina".

La zona "è 'coperta' telefonicamente dal ponte ripetitore di Mapello", l'ultimo agganciato dal telefonino di Yara. Ma se Bossetti è in carcere è anche perché il suo cellulare aggancia la stessa cella di Mapello (alle 17.45 per l'esattezza, ndr) e il suo furgone sarebbe stato inquadrato, più volte, dalla telecamera di un distributore di benzina e di una società vicino alla zona di Brembate di Sopra. Una sorta di 'girotondo' intorno al centro sportivo che dalle 17.42 si ripete a intervalli quasi frenetici - sei passaggi fino alle 18.19 - per un totale di 17 volte se si lasciano scorrere le lancette dell'orologio fino alle 18.55 (resta da verificare se quello immortalato nei fotogrammi è il furgone bianco dell'indagato, ndr); per poi tornare a passare davanti alla palestra alle 19.47 e alle 19.51, di fatto allungando il ritorno a casa e ripassando davanti al luogo della scomparsa di Yara.

Se il cellulare di Yara, per deduzione, è stato spento alle 18.50 e Bossetti ripassa di nuovo davanti alle telecamere di Brembate alle 19.47 (la distanza tra via Mapello e Chignolo d'Isola dove è stata uccisa la 13enne non è percorribile in meno di una dozzina di minuti e per tornare al centro sportivo di Brembate di Sopra la strada non è percorribile in meno di 15 minuti, consultando online le mappe stradali), a Bossetti restano circa 28-29 minuti nell'ipotesi più favorevole all'accusa, oppure poco più di 20 se si calcola il traffico.

Una "manciata di secondi" per la difesa se si considera che Yara avrebbe tentato la fuga su quel campo, si sarebbe difesa dal suo aggressore, è stata colpita più volte con un'arma da taglio e da punta prima di morire per le ferite e l'ipotermia. Un tempo sufficiente a dire dell'accusa e compatibile con l'orario della morte della giovane ginnasta avvenuto con "elevata probabilità, tra le 19 circa e le 24, e comunque nelle poche ore successive al momento in cui è stata vista o sentita viva".

Se si considera che il presunto assassino si è dovuto anche disfare dei propri abiti sporchi di sangue "prima di rimettersi alla guida del suo furgone, come sostiene chi punta il dito contro di lui, diventa una tesi difficile da sostenere", sostiene la difesa. In carcere Bossetti ripete di "aver fiducia nella giustizia", resta da aspettare per capire se la Giustizia è pronta a credere che non sia lui l'assassino di Yara Gambirasio.

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