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Carceri: Papa, condizioni spesso indegne, lavorare per società più giusta

21 marzo 2015 | 14.58
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Francesco denuncia "condizioni spesso indegne". E aggiunge: " Anche un luogo di emarginazione può diventare luogo di inclusione"

Carceri: Papa, condizioni spesso indegne, lavorare per società più giusta

Papa Francesco, nel corso della visita pastorale a Napoli, incontra i detenuti reclusi nella casa circondariale 'Giuseppe Salvia' a Poggioreale e lancia un forte monito per migliorare le condizioni dei detenuti. "Cari fratelli, conosco le vostre situazioni dolorose: mi arrivano tante lettere - alcune davvero commoventi - dai penitenziari di tutto il mondo. I carcerati - denuncia Bergoglio - troppo spesso sono tenuti in condizioni indegne della persona umana, e dopo non riescono a reinserirsi nella società. Ma grazie a Dio ci sono anche dirigenti, cappellani, educatori, operatori pastorali che sanno stare vicino a voi nel modo giusto".

Tra i detenuti, anche dei transessuali e malati di Aids. Il Papa invita a prendere esempio dalle buone esperienze. "Ci sono alcune esperienze buone e significative di inserimento. Bisogna lavorare su questo, sviluppare queste esperienze positive, che fanno crescere un atteggiamento diverso nella comunità civile e anche nella comunità della Chiesa. Alla base di questo impegno - ammonisce - c’è la convinzione che l’amore può sempre trasformare la persona umana. E allora un luogo di emarginazione, come può essere il carcere in senso negativo, può diventare un luogo di inclusione e di stimolo per tutta la società, perché sia più giusta, più attenta alle persone".

"Sono contento di trovarmi in mezzo a voi in occasione della mia visita a Napoli. Ringrazio Claudio e Pasquale che hanno parlato a nome di tutti. Questo incontro - osserva il Papa - mi permette di esprimere la mia vicinanza a voi, e lo faccio portandovi la parola e l’amore di Gesù, che è venuto sulla terra per rendere piena la nostra speranza ed è morto in croce per salvare ciascuno di noi". Bergoglio conforta i detenuti: " A volte capita di sentirsi delusi, sfiduciati, abbandonati da tutti: ma Dio non si dimentica dei suoi figli, non li abbandona mai! Egli è sempre al nostro fianco, specialmente nell’ora della prova; è un Padre 'ricco di misericordia', che volge sempre su di noi il suo sguardo sereno e benevolo, ci attende sempre a braccia aperte".

Il Papa ricorda ai detenuti che "l’amore di Gesù per ciascuno di noi è sorgente di consolazione e di speranza. E’ una certezza fondamentale per noi: niente potrà mai separarci dall’amore di Dio! Neanche le sbarre di un carcere. L’unica cosa che ci può separare da Lui è il nostro peccato; ma se lo riconosciamo e lo confessiamo con pentimento sincero, proprio quel peccato diventa luogo di incontro Lui, perché Lui è misericordia". Da qui l'invito "a vivere ogni giorno, ogni momento alla presenza di Dio, a cui appartiene il futuro del mondo e dell’uomo. Ecco la speranza cristiana: il futuro è nelle mani di Dio! La storia ha un senso perché è abitata dalla bontà di Dio. Pertanto, anche in mezzo a tanti problemi, anche gravi, non perdiamo la nostra speranza nella infinita misericordia di Dio e nella sua provvidenza".

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