A dare la notizia il Garante Angiolo Marroni: "Si tratta del primo decesso nei penitenziari della regione nel 2015. Dietro le sbarre si continua a morire"
Si è tolto la vita impiccandosi con una corda rudimentale, costruita strappando con i denti un accappatoio. E’ morto così, sabato scorso, nella sua cella del carcere di Rebibbia Nuovo Complesso, un detenuto italiano di 42 anni. La notizia del decesso, il primo nelle carceri del Lazio nel 2015, è stata diffusa dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni. A quanto si è appreso il detenuto, originario di Maiorati (Ancona), si è suicidato subito dopo aver ricevuto la notizia del rigetto, da parte dei magistrati di Genova, della sua istanza per ottenere gli arresti domiciliari.
Gli agenti della polizia penitenziaria ed i sanitari intervenuti hanno a lungo praticato le manovre di rianimazione, ma invano. L'uomo, fa sapere il Garante, avrebbe lasciato una lettera in busta chiusa indirizzata al magistrato e uno scritto confuso in cui diceva che era stata decretata la sua condanna a morte. "Sarà la magistratura a stabilire le eventuali responsabilità in questa vicenda - ha commentato il Garante dei Detenuti Angiolo Marroni - A me, però, pare evidente che B. soffriva di un disagio psichico che rendeva per lo meno problematica la sua permanenza in carcere".
"Al di là della vicenda specifica, tuttavia, è evidente un dato di fondo: l’annuncio, amplificato dai media, della fine dell’emergenza sovraffollamento ha fatto scivolare in secondo piano l’attenzione del Paese sulla questione carceri - ha concluso - Ma, al di là del lieve miglioramento dei numeri sulle presenze, dietro le sbarre si continua a morire".
.jpg)
