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Terremoto: Pezzopane, sei anni sono lunghi ma ferite non si rimarginano

04 aprile 2015 | 15.09
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L'ex presidente della provincia dell'Aquila. "Ogni anno dal 2009, questa data, il 6 aprile, diventa un punto di verifica anche dei percorsi avviati per superare il dolore della tragedia"

(Infophoto)
(Infophoto)

Il rumore terrificante di quella notte di sei anni fa quando alle 3,32 L'Aquila fu teatro di un devastante terremoto fanno ancora sobbalzare gli abitanti delle aree colpite, quando chiudono gli occhi o sentono anche solo un piccolo rumore. E' Stefania Pezzopane, ex presidente della Provincia dell'Aquila, a ricordare con l'AdnKronos quei momenti terribili che hanno stravolto la vita degli aquilani e degli abruzzesi tutti.

"Le ore che precedono questa giornata sono ore di emozione - racconta Pezzopane - anche se sei anni sono lunghi, non sono sufficienti a rimarginare una ferita così profonda come quella lasciata dal terremoto. E ogni anno dal 2009, questa data, il 6 aprile, diventa un punto di verifica anche dei percorsi avviati per superare il dolore della tragedia. Ed è quindi con grande emozione che parteciperò a tutti gli eventi organizzati per il triste anniversario come la fiaccolata della notte del 5 aprile".

"L'aria che respiriamo nelle terre colpite - continua Pezzopane - è aria con luci e ombre, siamo ancora molto spaesati: il tempo passa inesorabile, il dolore e il dramma sono lì, insieme però anche a tanta voglia di rinascita. Quest'anno il sei aprile si accavalla con la Pasquetta: che la resurrezione di Gesù sia anche la resurrezione di questa nostra terra così profondamente ferita".

"Intanto questo governo ha fatto un grosso investimento, 6 miliardi e 200 milioni, in termini di risorse - evidenzia l'ex presidente della provincia de L'Aquila ora senatrice del Pd - servono nuove norme e una nuova legge e stiamo cercando di accelerare le procedure e di renderle soprattutto trasparenti per evitare infiltrazioni mafiose".

"Il ricordo delle 309 vittime è struggente anche alla luce delle vicende giudiziarie che hanno interessato il post terremoto - prosegue Pezzopane - C'é stata una condanna e poi sostanzialmente un ribaltamento della sentenza e ora aspettiamo la Cassazione: certo nessuno di noi vuole vendetta. Vogliamo giustizia e soprattutto verità, il tempo passa e la rabbia sciama ma la mancanza di verità crea un clima strano, come se fossimo tutti sospesi, in attesa di sapere qualcosa. Stiamo risalendo la china, ma molto piano".

"Il ricordo più doloroso di quella notte è quello delle salme, stese a terra su un prato ad Onna - conclude Pezzopane - persone che conoscevo. Questo è un ricordo, un'immagine indelebile che quando chiudo gli occhi torna e ferisce nel profondo".

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