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Immigrati: Lafram (Comunità islamica Bologna), morti sono su coscienze di tutti

20 aprile 2015 | 15.15
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Nel fronteggiare l'ondata di migranti in fuga dalla guerra e dalla fame, "l'Italia non può farcela da sola". Ne è convinto il coordinatore della Comunità islamica di Bologna (Cib) Yassine Lafram che si dice "scioccato" per l'ultima tragedia del mare nel Mediterraneo, ma sollecita anche un modello d'accoglienza non più emergenziale, ma "strutturale". E di fronte all'emergenza anche le moschee danno il loro contributo.

Le oltre 700 persone morte nell'ultimo naufragio davanti alle coste della Sicilia "sono sulla coscienza di tutti noi, al di là della nostra etnia, corrente, colore politico o religione, non solo in Italia ma in tutta Europa". Così il coordinatore della Comunità islamica di Bologna (Cib) Yassine Lafram commenta con l'ADNKRONOS l'ultima ecatombe di immigrati avvenuta nel Mediteraneo. Una tragedia che "ancora una volta mi ha scioccato" ha aggiunto Lafram, sottolineando che le vittime "hanno la sola colpa di sperare in un mondo migliore, essendo persone che fuggono da guerra, fame, siccità e persecuzioni e che vedono l'Europa come terra dei diritti e della libertà".

Un fenomeno che "l'Italia non può affrontare da sola", ma soprattutto, precisa Lafram, "l'Italia deve dotarsi di un piano strutturale per le politiche di immigrazione e integrazione, perché non si può andare avanti così, con la politica tampone". Dal canto suo "l'Europa dovrebbe creare degli uffici sulle coste del Nord Africa - aggiunge Lafram - per il primo smistamento delle domande di asilo, per capire se i richiedenti ne hanno o meno diritto". Insomma, una politica attiva già nei luoghi di partenza, prima che inizi la traversata.

"A quanti dicono che bisogna sparare contro i barconi, affondarli o respingerli - sottolinea il coordinatore del Cib - replico dicendo che noi siamo grati alla Marina Militare, alla protezione civile, la croce rossa e le autorità italiane che con Mare Nostrum hanno salvato migliaia di persone. "C'è una parte di persone che vorrebbe più morte e mettere la testa sotto la sabbia così come c'è la tendenza a parlare di immigrazione solo quando ci sono le tragedie in mare o a strumentalizzare alcune questioni" prosegue il numero uno del Cib, rimarcando che a suo avviso contro i migranti "c'è una sorta di demonizzazione e questo è molto grave perché non stiamo parlando di creature aliene, ma di nostri fratelli".

"sotto Due Torri Comune apra immobili abbandonati per accoglienza"(Adnkronos) - Quanto all'esperienza di Bologna dove il Cie è stato chiuso a sostegno di una rete di prima accoglienza innovativa, "apprezziamo molto lo sforzo della città e del prefetto che non si sono mai sottratti all'esigenza dell'accoglienza". Eppure, ricorda Lafram "ci sono ancora tanti immobili e spazi del Comune abbandonati che dovrebbero essere riaperti e messi a disposizione di chi ha bisogno, per una fase di prima accoglienza, evitando che i migranti finiscano in strada, innescando disagio, degrado e a volte una micro-criminalità che scatena, alla fine, guerre tra poveri".Ma di fronte all'incremento degli arrivi degli immigrati anche la Comunità islamica fa la sua parte. "Un arabo che arriva in Europa e non sa dove andare, si rivolge alla moschea, anche per questioni legate alla lingua e sono tanti quelli che si rivolgono alle nostre moschee, che ci chiedono aiuto o accoglienza anche per una sola notte - riferisce Lafram - ma noi ovviamente per ragioni di igiene e sicurezza non possiamo far dormire le persone in moschea, che tra l'altro non sono luoghi deputati a questo. Ci tocca respingere queste richieste, ma cerchiamo di fungere da ufficio informazioni indirizzando queste persone ai servizi sociali e alla rete di accoglienza sociale e solidale che speriamo possa essere ancora rafforzata".Le richieste di quanti si sono rivolti alle mosche di Bologna "sono aumentate dal 2008 in concomitanza con la crisi - specifica ancora Lafram - ma se prima si trattava soprattutto di singoli, ora arrivano anche intere famiglie e madri vedove con minori al seguito". In alcuni casi la richiesta è stata anche solo di un pasto o di un aiuto per tornare nel proprio paese d'origine. Situazioni per cui la moschea ha organizzato al momento una colletta all'interno della comunità islamica stessa.

(Adnkronos) - "In questi anni ci hanno chiesto aiuto persone proveniente da altre città, dalla Sardegna e dal Sud Italia" precisa il coordinatore del Cib, spiegando che si tratta soprattutto di marocchini, tunisini e algerini. "La situazione è difficile - conclude Lafram - ma è l'intero sistema delle politiche per l'immigrazione che va rivisto, a cominciare da criticità come la convenzione di Dublino che penalizza i paesi affacciati sul Mediterraneo, fino ai tempi dilatati delle procedure per le richieste d'asilo in Italia, passando per l'assenza di una banca dati europea" che possa consentire una gestione integrata e più adatta all'accoglienza dei tanti che arrivano sulle coste italiane, ma hanno in realtà una meta diversa.

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