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Sparatoria p.Chigi: due anni fa l'attentato, Giangrande di nuovo ricoverato

25 aprile 2015 | 14.03
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Il 28 aprile del 2013 Luigi Preiti aprì il fuoco davanti Palazzo Chigi mentre era in corso il giuramento del governo Letta. A febbraio condannato in appello a 16 anni. La figlia Martina: "Sembra quasi essere punto e da capo. Ma andiamo avanti"

Sparatoria p.Chigi: due anni fa l'attentato, Giangrande di nuovo ricoverato

Sono passati due anni dalla mattina del 28 aprile del 2013 quando Luigi Preiti aprì il fuoco davanti Palazzo Chigi mentre era in corso il giuramento del governo Letta. Giuseppe Giangrande, il maresciallo rimasto gravemente ferito dai colpi di pistola e impegnato da quel giorno in un lungo e difficile percorso di riabilitazione, è di nuovo in ospedale.

"A pochi giorni dall'anniversario sembra quasi di essere punto e da capo. Papà è di nuovo ricoverato in ospedale a Firenze perché - racconta la figlia Martina all'AdnKronos - ha avuto delle complicazioni. Eravamo lì per i controlli di routine che papà fa ogni mese e mezzo ma è dovuto rimanere. Al momento hanno ipotizzato 40-50 giorni di ricovero".

Per la sparatoria Luigi Preiti il 10 febbraio scorso è stato condannato dalla Corte d'Appello di Roma a 16 anni di reclusione. La Corte, presieduta da Giovanni Masi, ha confermato la condanna inflitta a Preiti con rito abbreviato dal gup di Roma. Il procuratore generale aveva chiesto per l'imputato un aumento di pena di due anni, ma i giudici di secondo grado non hanno accolto la richiesta. Preiti è stato anche condannato a pagare le spese di giudizio e una serie di risarcimenti, sia alle parti civili sia al ministero della giustizia.

Dal giorno della sparatoria Martina ha seguito il padre in tutti i ricoveri trasferendosi anche dalla Toscana all'Emilia Romagna fino al rientro a Prato. "Non sono ancora uscita a tornare al lavoro. Non riesco a fare progetti a lunga scadenza, nemmeno da qui a quattro giorni - dice Martina alla quale è stata conferita dall'allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, l'Onorificenza di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

"Eravamo riusciti a trovare un equilibrio con il ritorno a casa - racconta ancora - cominciava ad uscire, faceva fisioterapia fuori casa, aveva ricominciato a vedere un po' di mondo. Ma questo ora si è fermato. E' questo tira e molla che ci mette alla prova veramente".

In questi due anni "quello che non ci è mai mancato è l'affetto. E' rimasto invariato - sottolinea Martina - telefonate continue e attenzioni. E' una cosa che mi fa molto piacere per papa' perché non si sente solo. E questo è importante. Noi andiamo avanti".

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