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Corteo no Expo, Pisapia: ''Vogliamo danni materiali e morali''

02 maggio 2015 | 08.57
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Pisapia: ''Vogliamo danni materiali e morali''. I pm indagano per "devastazione": al vaglio le immagini del corteo. (Foto). Violenze non fermano i turisti: code per i biglietti. Sala: ''Buoni i dati del primo giorno''. Maroni: "Fondo da 1,5 milioni per risarcire i milanesi". Sequestrate maschere antigas, mazze e martelli (Video - Foto). Polemica sulla sicurezza. Cinque arresti. Feriti 7 carabinieri e 4 poliziotti. Antagonisti in strada con asce, bastoni e martelli (Foto - Video). Filiale Cariparma distrutta: "Pronti a riaprire". Su Twitter parte #SmascheraViolenti. Cancelli aperti: 54 Padiglioni da record. Renzi: "Italia s'è desta" (Video). Papa: "Porto la voce di chi ha fame". Mattarella: "Straordinaria opportunità". Ultime rifiniture (Foto). I primi ingressi (Foto). Da Adriano Stefanelli le calzature celebrative. No Expo, Fedez si dissocia dai violenti: "Questa non è una protesta, è uno scempio"

Le devastazioni dopo il corteo no Expo (Infophoto)
Le devastazioni dopo il corteo no Expo (Infophoto)

Il giorno dopo l'apertura di Expo, Milano si sveglia con l'amaro in bocca e fa i conti dei danni di una manifestazione (FOTO - VIDEO) che ha 'macchiato' la bellezza dell'inaugurazione. Ma, ha sottolineato il premier Matteo Renzi, intervistato dal Tg2, "quattro teppistelli figli di papà non riusciranno a rovinare Expo. E Milano è molto più forte di quello che questi signori pensano".

"Credo che si debba dire grazie alle forze dell'ordine che hanno svolto un lavoro molto serio e hanno evitato le provocazioni. E bisogna dire grazie anche ai cittadini di Milano, che subito dopo che era passato il corteo sono scesi in strada per pulire le vetrine o per rimettere a posto le strade", ha aggiunto Renzi sottolineando che sono stati "sconfitti" quelli che "per Expo dicevano 'non ce la farete mai'".

ALFANO: RISCHIATO ALTRO G8 MA EVITATO IL PEGGIO - "Abbiamo rischiato un altro G8, ma abbiamo evitato il peggio e garantito che non fosse versato del sangue" ha detto il ministro dell'Interno Angelino Alfano, parlando alla Festa del Cuore all'Eur. "Ieri a Milano ho visto farabutti con cappuccio e figli di papà con il Rolex", ha aggiunto. Poi, a chi gli chiedeva un commento sulla richiesta di dimissioni da parte di M5S e Lega, Alfano ha risposto con una battuta: "Davvero? sono in ritardo, mi sembra che sono proprio in ritardo...".

VERTICE IN PREFETTURA - In Prefettura a Milano si è riunito il Comitato per l'ordine pubblico e per la sicurezza per fare il punto dopo i danni provocati da antagonisti e black bloc.

Al termine del vertice il governatore della Lombardia Roberto Maroni ha spiegato che, "d'accordo con il Comune di Milano", "predisporremo un fondo della Regione Lombardia da 1,5 milioni di euro per risarcire i cittadini dei danni a negozi ed esercizi". "Sono rimasto, siamo rimasti - ha detto Maroni - davvero colpiti e non voglio che i cittadini subiscano le conseguenze di queste azioni fatte da delinquenti". Il bilancio è di "una cinquantina" di auto bruciate e "una trentina" di negozi e vetrine devastate.

PISAPIA: ESIGEREMO DANNI MATERIALI E MORALI - Una ''ferma condanna'' per una ''violenza inaudita che ha devastato alcune vie della città'', arriva dal sindaco di Milano Giuliano Pisapia. ''Apprezziamo il lavoro di Polizia locale e forze dell'ordine che hanno individuato i primi responsabili - ha detto il sindaco di Milano - confidiamo che questo lavoro continui e vengano tutti identificati al più presto. Esigeremo da loro i danni materiali e morali subiti dai milanesi".

GLI ARRESTI - A oggi, gli arrestati per i disordini in città sono cinque e dovranno rispondere di resistenza aggravata. Sono tutti italiani tra i 27 e 42 anni, tra loro due donne, tutti sono anche indagati per lesioni, lancio di cose pericolose e oltraggio. Il numero dei feriti tra i manifestanti non è noto, 7 carabinieri lievemente feriti e 4 poliziotti contusi è invece il resoconto tra le forze dell'ordine.

Un bollettino che racconta quasi nulla di una giornata in cui sono 400 i lacrimogeni sparati dalle forze dell'ordine per respingere sassaiole, lancio di fumogeni e bombe carta.

L'INCHIESTA - I pm di Milano indagano per "devastazione". Le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, a guida del pool antiterrorismo. L'ipotesi per cui si procede è prevista dall'articolo 419 del codice penale, prevede una pena massima di 15 anni di carcere. Gli inquirenti sono a lavoro per dare un volto a chi - qualche centinaio - ieri ha devastato vetrine e negozi e ha danneggiato e bruciato decine di auto durante il corteo 'No Expo'. Incappucciati, ma anche black bloc che armati di bastoni, spranghe, martelli, sassi e molotov se la sono presa anche con le telecamere per evitare che i pochi a volto scoperto potessero essere identificati dalla polizia. Ma proprio attraverso le telecamere - così come dalla conoscenza del mondo antagonista da parte delle forze dell'ordine - si sta cercando di rintracciare chi ha messo in scena momenti di vera guerriglia urbana.

RABBIA SUI SOCIAL - E la rabbia contro i violenti dei cittadini di Milano è esplosa anche sui social: su Twitter è partita la caccia ai violenti (Foto).

Alessandro Pansa, capo della Polizia, al Gr Rai ha spiegato la strategia tenuta sul campo dalle forze dell'ordine per contenere i manifestanti violenti: "L'Expo non si poteva macchiare di sangue, né dei manifestanti, né delle forze dell’ordine". "E' evidente - ha chiarito - che chi tira una molotov deve essere arrestato, ma ieri abbiamo valutato che non valeva la pena intervenire e arrestare perché avremmo creato danni ancora più gravi. Il fatto che le forze dell'ordine abbiano atteso e lasciato che alcune azioni violente venissero compiute è una scelta fatta a monte. Noi infatti, grazie all'attività di intelligence, sapevamo benissimo che gli obiettivi dei manifestanti violenti erano ben altri: volevano fare danni molto maggiori, raggiungere piazza Duomo e la Scala, distruggere i simboli di Expo disposti nella città".

POLEMICA SULLA SICUREZZA - Così il tema della sicurezza torna centrale: se dalla maggioranza delle forze politiche arriva la ferma condanna alla distruzione e il pieno sostegno a polizia e carabinieri c'è chi si interroga sulla gestione dell'ordine pubblico. E il segretario della Lega Matteo Salvini chiede "le dimissioni di qualcuno. Chi? Estraggano a sorte, Renzi, Alfano".

LA CRONACA DELLA GIORNATA DI IERI - La cronaca della giornata di ieri racconta di un corteo - almeno 15mila persone 'armate' di striscioni e volantini - con bandiere rosse o No Tav che percorre il primo tratto da piazza XXIV Maggio fino in via De Amicis senza incidenti, poi lo scenario cambia: da corso Magenta un manipolo di violenti si unisce al corteo.

Dai fumogeni si passa alla rabbia cieca contro le vetrine di via De Amicis, un cambio di passo che segna anche un vero cambio d'abiti. Passamontagna, sciarpe o maschera antigas a coprire il volto vengono indossati, dagli zaini appare l'arsenale - c'è anche un'ascia oltre a bastoni, spranghe e martelli - a cui si aggiungono le aste delle bandiere, le pietre o i cestini della spazzatura. I contestatori di professione si 'travestono' di nero: si parte da una vetrina Fineco, senza dimenticare un'agenzia di viaggi o prendere di mira le banche, simbolo di un capitalismo contro cui gli slogan si sprecano.

'Non sarà un giorno di festa sarà un giorno di lotta' l'urlo al megafono prima della partenza da presagio diventa certezza. Gli obiettivi sono poco originali: la sede dell'università Cattolica in via Carducci, la sede dell'Enel, le banche vengono colpite tutte.

Di vetrine non danneggiate se ne contano davvero poche. È a pochi passi da piazza Cadorna che la tensione sale e inizia un lancio di sassi contro gli agenti che rispondono con i lacrimogeni. Poi la rabbia si sposta anche contro le auto in sosta: alcune decine quelle bruciate o danneggiate. La colonna di fumo è ben visibile anche a distanza.

Lacrimogeni, lanci di oggetti e sassi ripetuti, corse lungo le strade ad evitare polizia e carabinieri che presidiano la zona è il racconto di una giornata che si conclude in zona Pagano. Sull'asfalto del lungo percorso restano sassi, felpe nere e cappucci sfilati in fretta per tornare in abiti civili, dopo una guerriglia urbana che di civile ha ben poco.

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