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Roma: Marino firma petizione per no alle armi

11 maggio 2015 | 15.59
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Il primo cittadino della Capitale aderisce all'iniziativa 'Un'altra difesa è possibile': la proposta di legge arriva il 22 maggio a Montecitorio, con la presentazione delle firme

Roma: Marino firma petizione per no alle armi

"La questione della difesa basata sulla preparazione alla guerra è negativa, porta solo morti, lutti e ulteriori disastri". Lo ha detto il sindaco di Roma Ignazio Marino firmando in Campidoglio la campagna 'Un'altra difesa è possibile' che attraverso una legge di iniziativa popolare propone di istituire un dipartimento sulla difesa civile.

"Credo che questo disegno di legge sia importante - ha aggiunto Marino- e auspico che possa essere presentato al più presto alla Camera e ci sia la pressione di tutti perché venga istituito questo dipartimento che non risolverà il problema della guerra nel mondo ma fa prendere al nostro Paese una posizione netta su un tema importante per tutti".

"Tra la fine degli anni '90 e il 2007 nel Centroafrica sono state uccise 3,5 milioni di persone secondo le stime più conservatrici dell'Onu, secondo Amnesty International sono 5 milioni - ha sottolineato il sindaco di Roma - Le armi utilizzate vengono dal nostro mondo, dall'Occidente, questo è il danno che noi creiamo ogni giorno con la produzione delle armi e con l'idea di una difesa basata sugli armamenti e non su quello che dice l'articolo 11 della Costituzione" ha detto Marino.

La proposta di legge, con le 50mila firme raccolte, è stata promossa da Tavolo Icp, Cnesc, Forum nazionale Servizio Civile, Sbilanciamoci, Rete della Pace e Rete italiana per il disarmo e verrà presentata a Montecitorio il prossimo 22 maggio.

"La difesa militare ha a disposizione 21 miliardi di euro e quella civile non ha niente - afferma Riccardo Troisi della Rete per il disarmo -. Per questo noi chiediamo di creare un sistema che attraverso il 6×1000 possa finanziare interventi di difesa non armati e non violenti perché crediamo - ha concluso Troisi - che i conflitti che ci sono oggi non possono più essere risolti con lo strumento militare".

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