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Sicilia: compravendita di voti nel 2012, arrestati due deputati regionali

27 maggio 2015 | 07.59
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L'inchiesta sulle elezioni del 2012. Ai domiciliari Dina, Clemente, un ex parlamentare Ars e altre due persone, tra cui un finanziere

L'Assemblea regionale siciliana (Infophoto) - PRISMA
L'Assemblea regionale siciliana (Infophoto) - PRISMA

Terremoto all'Assemblea regionale siciliana. All'alba di oggi, i finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria di Palermo hanno arrestato due deputati regionali e un ex parlamentare Ars e altre due persone, tra cui un finanziere. I cinque sono tutti agli arresti domiciliari. Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, "di aver promesso o ricevuto denaro o altre utilità in cambio di voti, per sé o per altri, nell’ambito delle elezioni del 2012 per il rinnovo del Consiglio Comunale di Palermo e dell’Assemblea Regionale Siciliana", spiegano gli inquirenti.

Ai domiciliari sono andati i deputati Nino Dina , eletto nelle file dell'Udc, Presidente della Commissione Bilancio dell'Assemblea regionale siciliana, Roberto Clemente, (Pid-Cantiere Popolare) e l'ex deputato Franco Mineo, già sotto processo per intestazione fittizia di beni. E ancora: Giuseppe Bevilacqua (Pid-Cantiere popolare), primo dei non eletti al Consiglio comunale di Palermo.

Tra gli indagati c'è anche un finanziere accusato di corruzione. L'inchiesta è coordinata dal Procuratore aggiunto Vittorio Teresi e dai pm Annamaria Picozzi, Amelia Luise e Francesco Del Bene. Secondo l'accusa, i politici finiti ai domiciliari per voto di scambio, in cambio di voti avrebbero promesso posti di lavoro e denaro. L'inchiesta è nata da una inchiesta antimafia.

Già nell'ottobre del 2013 uno degli arrestati, Giuseppe Bevilacqua, dipendente Amat di Palermo, era stato iscritto nel registro degli indagati per malversazione, appropriazione indebita e usura. Secondo la Procura di Palermo, che coordina l'inchiesta del Nucleo di Polizia valutaria della Guardia di Finanza, Bevilacqua, primo dei non eletti al Consiglio comunale di Palermo nel 2012, avrebbe usato per la compagna elettorale dei generi alimentari del 'Banco opere di carità' destinati agli indigenti. Il finanziere arrestato per corruzione è accusato di avere fatto dei favori allo stesso Bevilacqua.

L'operazione della Guardia di Finanza "è uno spaccato plastico dell'esistenza di un rapporto di una certa politica, per fortuna in minoranza ma diffusa, che continua a cercare e a volere l'appoggio di Cosa nostra per avere consensi elettorali", denuncia il Procuratore aggiunto di Palermo, Vittorio Teresi.

"E' veramente triste constatare - aggiunge - come il livello morale di questa gente sia arrivato a raschiare il fondo, a meno che non assisteremo a fatti più riprovevoli. Tra la merce di scambio c'erano beni assegnati da associazioni di volontariato a persone indigenti, e invece il candidato utilizzava queste derrate alimentari per acquistare i propri voti e la preferenza elettorale. Una cosa inqualificabile".

Secondo l'accusa i due deputati Nino Dina e Roberto Clemente "non sarebbero stati a conoscenza della mafiosità" dell'uomo a cui si erano rivolti per ottenere voti, Giuseppe Bevilacqua. "Non risulta ne fossero a conoscenza, infatti a loro abbiamo contestato solo la corruzione elettorale, che non prevede la consapevolezza della mafiosità delle persone a cui ci si rivolge", dice Teresi.

Dina si dice "sorpreso" per l'arresto e sostiene di "avere fiducia nella magistratura". Non solo. Fa sapere che "chiarirà tutto nelle sedi opportune". Lo ha riferito all'Adnkronos il suo legale di fiducia, l'avvocato Marcello Montalbano. Nei prossimi giorni sarà interrogato.

In una nota, il segretario regionale dell'Unione di centro siciliana Giovanni Pistorio, precisa: "L'onorevole Nino Dina si è autosospeso dall'Udc il 24 settembre dell'anno scorso quando, fatti diffusi dalla stampa, riferivano di un suo coinvolgimento in un' altra inchiesta".

"Alla luce dell'inchiesta odierna della procura di Palermo - spiega il segretario - quella decisione, in combinato con il codice di autoregolamentazione del partito, è confermata. Quindi l'onorevole Dina non fa parte dell'Udc. Nel ribadire pieno sostegno e fiducia nell'azione dei magistrati, auspichiamo che Dina possa fare chiarezza e possa dimostrare la sua totale estraneità ai fatti contestati".

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