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'Lo sport sia accessibile ai disabili', petizione contro pregiudizi e vuoto normativo

23 giugno 2015 | 07.55
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Nella foto, Francis Desandrè
Nella foto, Francis Desandrè

Un terribile incidente sul lavoro e Francis a soli 21 anni perde la gamba. Era la fine degli anni '80 e a salvarlo dalla depressione non è stato un adeguato supporto psicologico, ma la nascita del primo figlio pochi mesi dopo. Insieme allo sport, lo sci in particolare, che gli ha permesso di tornare a vivere la montagna che amava.

Ora, a distanza di 26 anni e dopo passi da gigante nella ricerca e nello sviluppo delle protesi, Francis Desandrè - 47enne creatore del progetto sportivo 'Gambainspalla' - ha iniziato a interessarsi al trekking e al trail, una particolare forma di corsa sui sentieri montani. Ma un vuoto normativo sulla tutela e l'accesso del disabile a questo tipo di specialità ne ha stroncato sul nascere ogni possibilità di partecipazione.

Per questo motivo, Francis ha deciso di rivolgersi direttamente alle istituzioni, indirizzando alla loro attenzione una petizione online sulla piattaforma Change.org dal titolo 'Rendere lo sport veramente accessibile ai disabili'. E in una sola settimana l'appello di Desandrè ha raggiunto oltre 34mila firme.

"Mi chiamo Francis Desandrè, ho 47 anni, sono amputato transtibiale alla gamba destra", si legge nel testo. "Un freddo febbraio del 1989, neo sposo, decido di andare in cantiere per fare un po' di straordinari. Ad attendermi c'era la sorte, un grave infortunio sul lavoro mi ha messo duramente alla prova. Durante un'operazione il cingolo di un escavatore mi ha schiacciato il piede destro. Una folle corsa in ospedale, delle prime cure troppo approssimative, un trasferimento poi in un centro specializzato in Francia. Tutto inutile, io da quella giornata di lavoro straordinario sono tornato a casa con una gamba amputata".

"A ridosso degli anni '90 - continua - l'assistenza psicologica non era di certo all'avanguardia e le uniche cose che mi hanno strappato alla depressione sono stati la mia famiglia, con l'arrivo del primogenito pochi mesi dopo l'incidente, e lo sport. Ho sempre abitato in montagna, ci ho lavorato, ci passavo ore felici e serene. Dopo l'incidente - spiega Francis - questo non è stato più possibile, ad eccezion fatta per lo sci. Ho iniziato a praticarlo prima con degli specifici ausili sulle stampelle e senza la protesi, era un vera impresa. Poi la ricerca ha permesso l'utilizzo di materiali più performanti per le protesi ed ho potuto così lasciare le stampelle e sciare direttamente con la protesi. Un successo sia per la minor stanchezza che per la propria dignità".

"Ora - dice Desandrè - voglio tornare a camminare in montagna, a praticarci dello sport. Da oltre un anno mi interesso al trekking e al trail (corsa sui sentieri di montagna). Ho deciso di creare un progetto sportivo (www.gambainspalla.altervista.org) che portasse l'opinione pubblica a cambiare nei confronti della disabilità, che portasse a capire che in buona parte dei casi l'aggravante della disabilità è il pregiudizio di chi ci circonda".

"Ho coinvolto le istituzioni in questo progetto e ho preso contatto con l'organizzazione di un endurance trail a cui volevo partecipare. Purtroppo per me - spiega - quella gara è finita, è finita prima di iniziare. E' finita perché l'istituzione non ha tutelato il disabile a causa di un vuoto normativo, è finita perché l'organizzazione della gara non può lasciarmi correre per mancanza di una normativa che regoli l'accesso al disabile a questo genere di specialità e che tuteli sia l'organizzazione che l'atleta disabile".

"Con questa petizione - conclude Desandrè - voglio chiedere al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, all'Ufficio per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei ministri, al Comitato paralimpico italiano, alla Federazione italiana sport paralimpici e sperimentali e alla UISP, di intervenire e regolamentare l'accesso di tale specialità alle persone disabili, accompagnate e non".

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