cerca CERCA
Mercoledì 24 Aprile 2024
Aggiornato: 11:08
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Caccia: Lega, l'addestramento dei segugi? Nelle aree protette/Adnkronos

12 luglio 2015 | 15.35
LETTURA: 4 minuti

Cane da caccia
Cane da caccia

Le aree protette come centri di addestramento per i cani da caccia. La proposta è del senatore leghista Giacomo Stucchi che lancia l'idea del 'federalismo venatorio', affidando alle Regioni la competenza di decidere se e quali zone di parchi regionali e nazionali destinare all'addestramento dei segugi. Una proposta che il presidente del Copasir ha ripresentato anche in questa legislatura, dopo un paio di tentativi andati a vuoto in precedenza.

La finalità della proposta è quella di "contribuire al rilancio dell'economia nelle aree protette, favorendo lo svolgimento di attività legate all'addestramento di cani da caccia, anche attraverso la diffusione del turismo cinofilo", spiega il parlamentare bergamasco del Carroccio, componente dell'intergruppo parlamentare 'Amici del Tiro, della Caccia e della Pesca'.

Non si tratta di attività venatoria, si affretta a precisare Stucchi nella relazione che accompagna l'articolato della proposta. Tuttavia, "è consentito -come recita l'articolo 2 della proposta- l'abbattimento, durante le gare cinofile, della fauna allevata, previamente immessa che, ad ogni effetto di legge, non e' considerata selvatica". L'attivita' svolta nei campi per l'addestramento dei cani "non si configura in alcun caso come una forma di esercizio venatorio".

Regioni possono istituire zone riproduzione fauna selvatica per la caccia

All'interno delle aree protette che ricadono nel territorio degli enti-parco, le Regioni, secondo la proposta della Lega, "possono istituire zone di riproduzione di fauna selvatica di interesse cinofilo-venatorio da immettere negli ambiti territoriali di caccia presenti nelle Regioni stesse". E le amministrazioni regionali possono anche affidare queste stesse zone "a cooperative di giovani residenti nei Comuni interessati o a imprenditori agricoli, singoli o associati".

Zone che devono avere un'estensione minima pari a 2mila ettari. Inoltre, una superficie fino al 10% delle stesse zone "può essere riservata alla realizzazione di centri pubblici e privati di riproduzione di fauna selvatica di interesse cinofilo-venatorio". E i Comuni il cui territorio ricade, in tutto o in parte, negli enti-parco "possono istituire apposite aree di estensione minima pari a 2mila ettari da adibire esclusivamente all'addestramento dei cani da caccia di proprietà di coloro che permangono negli stessi Comuni anche a fini turistici".

"Le recenti evoluzioni della normativa europea in materia ambientale -argomenta Stucchi- hanno contribuito a modificare il concetto di conservazione delle risorse ambientali, non più visto come mera difesa dell'esistente attraverso l'imposizione di divieti, bensì, più correttamente, inteso nel senso di ricercare l'integrazione tra le misure di tutela degli habitat e delle specie animali e vegetali e le caratteristiche economiche e sociali delle aree interessate".

No a rigidità veteroambientaliste, equilibrio tra natura e attività umane

Un'impostazione che secondo il parlamentare del Carroccio "è da giudicare sicuramente in modo positivo perchè supera alcune tradizionali rigidità, tipiche di certe forme di ambientalismo più attento ad individuare cosa si dovesse proibire che non a ricercare un equilibrio tra le risorse naturali e le attività umane, le due componenti che nel corso del tempo hanno concorso a determinare l'ambiente così come oggi lo vediamo".

Questo, precisa Stucchi, non significa che le attività agricole e venatorie non debbano rispettare le norme di tutela degli ecosistemi, ma l'ambiente "non può essere considerato un insieme di originarie risorse naturali e incontaminate, quanto piuttosto il risultato della plurisecolare interazione tra le attività umane e il contesto naturale in cui quelle stesse attività si sono svolte".

"In questo spirito, tra le attività che possono tranquillamente non solo ritenersi coerenti con le esigenze di tutela delle aree protette, ma anche rappresentare interessanti possibilità di diversificazione economica e quindi di produzione di reddito per quelle stesse aree, vi sono sicuramente le attività cinofile legate all'addestramento di cani da caccia", conclude il senatore leghista.

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza