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Ancora una tragedia nel Canale di Sicilia, 50 migranti trovati morti nella stiva di un barcone

26 agosto 2015 | 15.38
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Ungheria, polizia lancia gas lacrimogeni contro profughi siriani

(Infophoto)
(Infophoto)

Un'altra tragedia nel Canale di Sicilia. I cadaveri di 51 migranti sono stati rinvenuti nella stiva di un'imbarcazione soccorso al largo delle coste libiche da una nave svedese dell'operazione Poseidon, che ha messo in salvo altre 500 persone.

Altri cadaveri, di tre donne, sono stati ritrovati su un gommone, con a bordo 120 migranti, soccorso da due unità della Guardia Costiera. La nave Fiorillo è intervenuta nel soccorso di un gommone con 113 migranti. A bordo è stato trovato un altro cadavere.

Sono circa 3.000 i migranti salvati oggi a seguito delle richieste di soccorso pervenute alla Centrale Operativa della Guardia Costiera a Roma.

Il bollettino di morte nel mare Mediterraneo si aggrava di giorno in giorno. Dopo l'ennesima tragedia di oggi, sale a circa 2500 il numero dei morti nel 'Mare Nostrum' dall'inizio del 2015, su un totale di oltre 193mila arrivi di migranti. A fornire all'Adnkronos stime aggiornate sulle cifre dell'emergenza immigrazione è l'Unhcr, che rispetto ai Paesi di origine pone la Siria al primo posto con circa il 43% degli arrivi, seguita da Afghanistan (12%), Eritrea (10%), Nigeria (5%) e Somalia (3%), mentre il restante 27% da altri Paesi.

"L'Europa decida se vuole essere l'Europa della solidarietà" dice il direttore di Migrantes, monsignor Giancarlo Perego. "L'abbandono dell'operazione Mare Nostrum e il non coinvolgimento dell'Europa - sottolinea all'Adnkronos il direttore dell'organismo pastorale della Cei che si occupa di immigrati - sono aspetti che denunciano tutta la debolezza". Da qui l'appello: "Si rende urgente l'azione diplomatica internazionale".

Monsignor Perego registra, ad ogni modo, un aspetto positivo: "Il fatto che sia stata esclusa l'azione militare mi pare una cosa positiva. E' sotto gli occhi di tutti che quanti arrivano sono segnati dalle conseguenze di conflitti, violenze, stremati dalla denutrizione. Come è pure evidente che la situazione si sta aggravando anche al momento della partenza. Da qui la necessità di un'azione forte per tutelare queste persone disperate". Il presule segnala poi il "punto di discrimine importante per l'Europa che è stato posto da Junker. L'Europa decida, dunque, se vuole essere l'Europa della solidarietà".

Il direttore di Migrantes mette in guardia su un rischio: "L'Europa, nel rafforzare la protezione internazionale, sta facendo crescere i nazionalismi con il rischio di mettere in discussione anche Schengen". E sul caso dell'Ungheria che ha deciso di schierare l'esercito per controllare il flusso di stranieri, mons. Perego non nasconde la sua preoccupazione: "Il caso Ungheria che ha scelto la forza dell'esercito è di una gravità assoluta. Mi aspetto la ferma condanna da parte del Tribunale dei diritti umani".

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