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L'integrazione dei migranti? L'esperto del Cnr: "Spazio in agricoltura e Pa"

06 settembre 2015 | 14.43
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(foto Infophoto) - INFOPHOTO
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L'integrazione dei migranti "è possibile in Italia e nei Paesi Ue" perchè "molti immigrati hanno competenze nel settore agricolo, inoltre con la loro cultura e lingua madre araba potrebbero colmare il gap dei mediatori culturali nella pubblica amministrazione e portare i loro expertise d'impresa nel nostro tessuto socio-economico, visto che, specie i siriani, vengono dalla media borghesia imprenditoriale". E' l'esperta di geopolitica ed economista Eugenia Ferragina dell'Issm-Cnr a tracciare con l'Adnkronos un possibile scenario di inserimento degli immigrati per far fronte alla nuova ondata di flussi migratori.

C'è però "un aspetto chiave per poter avviare politiche di integrazione: attivare politiche a livello europeo per evitare e per non alimentare competizioni sociali fra migranti e cittadini degli stati membri" avverte la ricercatrice dell’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche (Issm-Cnr) di Napoli che ha curato il 'Rapporto sulle economie del Mediterraneo', la cui decima edizione è in prossima uscita per il Mulino.

"L'Europa -esorta quindi Ferragina- non deve chiudersi ai flussi migratori ma gestirli, il fenomeno dell'ondata migratoria non è 'una catastrofe', ma un evento contingente dettato da emergenze contingenti". Nel capitolo dedicato all’analisi delle variazioni demografiche regionali, il Rapporto curato dall’Issm-Cnr evidenzia infatti come nel 2010-15 in Siria e Libia, aree interessate da conflitti e da una forte instabilità politica, i tassi di emigrazione abbiano raggiunto rispettivamente il 14 e l’8 per mille.

"Cioè -spiega Ferragina- quote paragonabili a quelle raggiunte dall’emigrazione da Bosnia Erzegovina, Croazia e Albania nel 1990-95, durante la guerra dei Balcani e la caduta dei regimi nell’area, quote rispettivamente pari a 51, 4 e 23 per mille". In dettaglio, prosegue l'analisi dell'economista dell'Issm-Cnr, "in Siria su circa 20 milioni di abitanti solo 4 milioni sono rifugiati di cui 1,5-2 milioni si trovano in Turchia, Paese che ne ha accolti di più anche se non ha dato loro alcuna assistenza, tenendo un profilo basso sulla questione e non concedendo la base Nato di Incirlik".

Nella mappa delle migrazioni delineata nel Rapporto, inoltre, emerge che "in Libano su 5-6 milioni di abitanti, il numero dei rifugiati è pari a 1,1 milioni, mentre dalla Giordania si contano 650mila rifugiati su meno di 10 milioni di abitanti, in Iraq su circa 20 milioni di abitanti appena 250mila sono migrati e diventati rifugiati ed in Egitto su 80 milioni di abitanti si contano 130mila rifugiati". "Se noi rivediamo i tassi migratori nei Balcani comprendiamo che oggi non stiamo di fronte a fenomeni ingovernabili ma congiunturali, lo tsunami di migranti in atto è dettato da determinati da eventi di emergenza bellica o naturale".

"L'Italia, inoltre, -osserva ancora- è spesso un Paese di transito e non ha raggiunto nemmeno il 10% di immigrati. La maggior parte dei migranti, infatti, punta ad andare in Germania, che sta oltre il 10%, perchè Berlin o ha un sistema di protezione sociale, con servizi o reddito di cittadinanza, che l'Italia non ha". Ferragina, infine, avverte di non sottovalutare anche "l'ondata migratoria già prevista da molti analisti che si verificherà entro 10-20 anni a causa dei emergenze climatiche e ambientali, a cominciare dalla siccità e dalla mancanza di acqua".

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