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Volevano leggere il tema del figlio morto, preside dice no

10 settembre 2015 | 10.29
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Tutto è nato da una lettera che Orietta Landi e Giorgio Negri, genitori di Enrico, morto l'anno scorso a 22 anni, hanno indirizzato al direttore di 'Il Giornale', Alessandro Sallusti, chiedendo aiuto per una vicenda tanto assurda quanto straziante, quella di poter leggere il tema di maturità del figlio, redatto nel 2010 presso il liceo Jacopo Stellini di Udine, in cui studiava, e che il preside dell'istituto si rifiuta di consegnarli.

Ieri la coppia di Basiliano, in provincia di Udine, aveva scritto a Sallusti "Gentile Direttore, siamo due genitori. Disperati. Che hanno perso il loro unico figlio. Aveva 22 anni. Ci siamo rivolti al preside del suo liceo (J. Stellini di Udine) per avere copia del suo scritto di maturità, un componimento segnalato per la partecipazione ad un concorso nazionale, ma soprattutto di grande valore affettivo per noi".

I due coniugi continuano la missiva spiegando di essersi rivolti persino alle istituzioni, facendo appello anche al presidente del Consiglio Matteo Renzi, senza ricevere alcuna risposta: "Ci siamo rivolti ai vari gradi delle istituzioni, fino al presidente del Consiglio Renzi. Nessuna risposta - si legge sul quotidiano - No, direttore. Nessuna risposta. Neppure di fronte alle ragioni umane di una istanza che richiede solamente un piccolo gesto, quelle ragioni opposte ad una burocrazia che ha cestinato con arrogante indifferenza il nostro dolore. Affidiamo a lei la nostra amarezza, pregandola di pubblicare il nostro appello."

Il preside del liceo Stellini, Giuseppe Santoro, contattato dal 'Corriere della sera' si è difeso sottolineando che "È il silenzio-rigetto: da norma di legge se dopo trenta giorni non c'è accoglimento dell'istanza, questa si ritiene rifiutata. Non l'ho accettata in base alla legge 241 sull'accesso agli atti amministrativi: posso rompere i sigilli e aprire gli atti, alla presenza di due testimoni, solo se è necessario per la tutela di situazioni giuridicamente rilevanti. Capisco il dolore e lo strazio dei genitori, ma le motivazioni affettive non sono giuridicamente rilevanti".

Il preside aggiunge poi che con i genitori di Enrico non ha mai avuto modo di parlare di persona: "Mi ha chiamato solo l'assessore provinciale, prima dell'estate, e gli ho spiegato come stavano le cose - spiega il preside - Se i genitori ritengono che la mia valutazione sia sbagliata possono rivolgersi alla Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi presso la Presidenza del Consiglio o al Tar Basta una domanda in carta semplice, non costa niente".

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