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Migranti: card. Vegliò, molti parlano ma la Chiesa fa

15 settembre 2015 | 16.07
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Il cardinale Vegliò (Infophoto)
Il cardinale Vegliò (Infophoto)

L'appello del Papa sull'accoglienza dei migranti, al momento, registra una "buona risposta" da parte delle parrocchie. Lo sottolinea il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti, in una intervista all'Adnkronos. Il porporato fa una premessa: "sul tema dei migranti molti parlano e fanno poco o niente, molta politica. C'è invece chi fa e non parla, e qui vedo tanta Chiesa".

Registra il capo del dicastero vaticano che si occupa di immigrati, e che proprio in questi giorni ha organizzato un simposio in Vaticano per fare il punto e dare risposte concrete alla drammatica piaga della tratta e dello sfruttamento di donne e bambini, che "se tutta l'Europa si sforzasse di dare seguito all'appello del Papa, e penso che almeno lo sforzo lo farà, una bellissima somma di poveri riceverebbe aiuto".

Il porporato, l'Europa si è un po' risvegliata ma si resta disturbati da tanta altalenanza

Il punto è che dall'Europa, in questo momento, arrivano segnali "altalenanti", osserva il porporato che non nasconde una certa "delusione" sul fatto che al vertice straordinario di Bruxelles di ieri non si sia raggiunto un accordo sulle quote."L'Europa in questo ultimo periodo - dà atto il cardinale Antonio Maria Vegliò - ha fatto qualche progresso. Come se avesse capito che deve aprire a questo mondo di disperati che fuggono, il più delle volte, da situazioni di guerra e di sfruttamento. Poi però, altre volte, spaventata dalle grandi masse si ritira indietro. E davanti a questa altalenanza di comportamenti si rimane disturbati".

Il porporato riflette sulle varie posizioni che in questi giorni hanno assunto i vescovi davanti all'accoglienza dei profughi. "E' bello che il Papa abbia detto di aiutare i profughi. Certamente - dice Vegliò, riflettendo anche sulle posizioni di colleghi che sono sembrate più caute sull'accoglienza -. L'azione dell'accoglienza va fatta nel migliore dei modi. Credo che sul discorso accoglienza tutti siano d'accordo. Penso ad esempio a grandi diocesi, come Milano, Bologna, e Genova. Da tempo avevano già aperto i loro spazi. Ma c'è da rendersi conto che il discorso non è così semplicistico e facile: c'è di mezzo la sicurezza dello Stato. Il problema, dunque, resta il come accogliere i migranti nel rispetto della sicurezza. Poi che ci sia qualche vescovo più papista e qualcun altro che lo è di meno è nella natura delle cose".

ci sono preti che pur non essendo titolari di parrocchia aiutano come possono mettendo a disposizione spazi frutto di lascito

Il presidente del dicastero che si occupa di immigrati fa un esempio concreto di come si potrebbe organizzare l'accoglienza: "ogni parrocchia potrebbe adottare una famiglia con quattro persone. Penso che normalmente c'è un papà una mamma e due figli. Di questo passo si sistemerebbero tante situazioni disperate".

Il porporato non ragiona soltanto in termini di sacerdoti titolari di parrocchia. "Conosco anche tanti preti - osserva - che non hanno una parrocchia ma che hanno comunque buona volontà di aiutare. C'è ad esempio un amico sacerdote che, pur non disponendo di una parrocchia sua, ha un appartamentino frutto di un lascito e ha pensato di dare una mano mettendolo a disposizione di una famiglia di profughi". Un esempio per dire che ogni prete, a suo modo, volendo può fare qualcosa per la causa dei profughi. "Certamente la Chiesa può fare ancora di più - osserva ancora Vegliò - ma devo registrare che molti parlano e fanno davvero poco, e qui c'è molta politica. Molti, invece, fanno restando nel silenzio, e qui vedo tanta Chiesa".

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