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Coppia acido, in aula la vittima Savi incrocia lo sguardo di Boettcher

16 settembre 2015 | 10.00
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Coppia acido, in aula la vittima Savi incrocia lo sguardo di Boettcher

L'incontro tra Stefano Savi, sfigurato dall'acido, e l'uomo accusato di essere il responsabile della sua aggressione insieme alla compagna Martina Levato. I particolari investigativi della polizia, l'incursione in aula della madre di Boettcher e il racconto dello studente della Cattolica Antonio Margarito sul tentativo di evirazione subito per aver avuto rapporti con la Levato. Si è svolta così, in estrema sintesi, la prima delle udienze in calendario per il processo a carico di Alexander Boettcher al tribunale di Milano.

Una giornata lunga e dall'alto carico emotivo iniziata intorno alle otto del mattino, con l'arrivo di Stefano Savi, vittima di una delle aggressioni delle quali è accusato Boettcher e tra i principali testimoni al processo a carico del broker.

Felpa nera e cappellino da baseball sulla testa, sul viso i segni dell'acido nonostante i numerosi interventi subiti, lo studente è arrivato in aula accompagnato dal padre e ha atteso seduto tra i suoi legali l'arrivo di Boettcher. "Voglio vedere in faccia i miei aggressori - ha detto sorridendo -. E voglio la verità", ma quando l'imputato è arrivato scortato dagli agenti della penitenziaria, passandogli tanto vicino da sfiorarlo, tra i due non c'è stato alcun cenno, né scambio. L'uno indifferente all'altro. Fino a quando ha dovuto lasciare l'aula, poco prima dell'inizio dell'udienza, per via del regolamento che impone ai testimoni il divieto di assistere alle altre deposizioni.

A quel punto, si è alzato, si è voltato verso la gabbia degli imputati e ha rivolto uno sguardo a Boettcher. In lui "c'è grande fermezza e serenità - ha detto il suo legale Andrea Orabona -. Nessuna dietrologia e nessun tipo di rancore verso nessuno". Soltanto il desiderio di "verità e giustizia". E', aggiunge il legale, "un processo importante ed è ovvio che ci sia un po' di tensione, l'abbiamo tutti", ma oggi Savi "ha dimostrato di voler partecipare come chiunque a un processo che lo riguarda in quanto aggredito". Proprio per questo, ha annunciato il legale, il giovane intende essere presente anche venerdì prossimo, in occasione del processo bis a carico di Martina Levato.

Alex Boettcher, in tuta da ginnastica azzurra, ha mantenuto un atteggiamento indifferente per tutta l'udienza, schermendosi un paio di volte con le mani, quando la dirigente della polizia, Maria Josè Falcicchia, ha raccontato i particolari più duri delle aggressioni. Il broker ha assistito all'udienza nella gabbia degli imputati, dove è rimasto malgrado la richiesta del suo difensore di consentirgli di sedere tra i banchi.

"Data la pericolosità e l'aggressività del soggetto - ha detto il pm Marcello Musso motivando il 'no' ai giudici della undicesima sezione penale - e stante la situazione logistica dell'aula, particolarmente affollata, ritengo la sua presenza pericolosa anche in virtù della presenza in aula delle vittime delle aggressioni".

Dopodiché la parola è passata a Maria Josè Falcicchia, dirigente della squadra mobile della questura di Milano, che ha illustrato i dettagli delle indagini. "Attività che - ha sottolineato Falcicchia - non sono state condotte seguendo soltanto i canali tipici come traffico telefonico e intercettazioni, ma anche analizzando i social network e la messaggistica Whatsapp". Il motivo è che "le indagini si sono rivelate particolarmente complesse, dal momento che apparentemente non esisteva alcun legame tra le vittime".

In particolare per l'aggressione a Stefano Savi, "abbiamo dovuto analizzare anche i conti correnti dei genitori, i movimenti e i legami della famiglia e tutto ciò che potesse fornire un movente all'aggressione", perché "non è emersa alcuna ombra nella sua vita". E "la sua unica sfortuna - ha detto la Falcicchia - è stata quella di frequentare gli stessi locali di Giuliano Carparelli", il fotografo di moda che aveva avuto una fugace relazione con Martina Levato e con il quale Savi ha una forte somiglianza. Proprio per questo, "la sua aggressione è stata frutto di un vero e proprio errore di persona".

Dalla ricostruzione fornita dalla dirigente, inoltre, è emerso come il sodalizio tra Alexander Boettcher, Martina Levato e Stefano Magnani fosse caratterizzato da "un'organizzazione fatta come una vera e propria associazione". I tre "condividevano luoghi, abitazioni e autovetture", oltre a "strumenti economici, mezzi tecnici e conoscenze, utili per portare a termine il progetto della Levato". Tra loro, ha aggiunto, Magnani era il personaggio più insospettabile: "Sposato, bancario, figlio di un ferroviere", anche se poi si è rivelato "quello che materialmente ha acquistato l'acido solforico concentrato, mettendo a disposizione le sue carte di credito".

Durante la deposizione fiume, durata circa sei ore, in aula è apparsa anche Patrizia Ravasi, madre di Boettcher, che è stata immediatamente allontanata, dal momento che anche lei è iscritta nelle liste dei testimoni. Fuori dall'aula, si è sfogata: "Stanno cercando di usare mio figlio come capro espiatorio per coprire gravissime negligenze investigative - ha detto all'Adnkronos -. Se dal giorno dopo avessero preso tutte le telecamere, il signor Andrea Magnani sarebbe stato fermato il giorno dopo".

Invece, "siccome non vogliono smontare il loro impianto accusatorio, per non dimostrare la loro negligenza, stanno cercando di usare mio figlio come capro espiatorio. Mio figlio non ha le responsabilità degli altri due", dice riferendosi a Martina Levato e ad Andrea Magnani. "Non ha nessun tipo di responsabilità criminale". Però, "hanno costruito un impianto accusatorio ad hoc per coprire determinate negligenze e, probabilmente, fa comodo a tutti che questa cosa non emerga". In aula, intanto, è la volta di Antonio Margarito, lo studente salentino di 23 anni, ferito durante un tentativo di evirazione per aver trascorso una notte d'amore con Martina Levato.

"Avevo conosciuto casualmente Martina nel 2013 quando eravamo alla Cattolica - riferisce -. Poi, durante l'estate trascorsa in Puglia, abbiamo passato una notte insieme in casa dei miei genitori". Quindi la 'reunion', un anno dopo, quando ha ricevuto una telefonata dalla ragazza che voleva vederlo "per fargli un regalo". Un'avventura che gli è costata anche una denuncia per violenza sessuale, recentemente archiviata dal gip Gennari. L'udienza è terminata con il rinvio al 23 settembre, quando ci sarà una nuova udienza per ascoltare gli altri testimoni. Tra questi, sarà chiamato a deporre anche il presunto complice della coppia, Andrea Magnani.

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