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Partita la caccia alle 'meduse spaziali', misteriose galassie con tentacoli

04 ottobre 2015 | 16.24
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Una galassia medusa  (Foto INAF)
Una galassia medusa (Foto INAF)

Partita la caccia alle 'meduse spaziali', le galassie che gli astronomi hanno ribattezzato 'jellyfish galaxies' per la loro forma. A cercarle è Gasp, l'ambizioso progetto scientifico approvato dall’European Southern Observatory e appena avviato, che vedrà impegnato il telescopio Vlt e il suo avanzatissimo spettrografo Muse per osservare e studiare cento 'galassie medusa'. Ed in questa caccia l'Italia è in pole position perchè a guidare la campagna osservativa è l'astronoma italiana dell’Inaf Bianca Maria Poggianti insieme al suo team, di cui fanno parte colleghi dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, dell’Università di Padova e di altri istituti di ricerca internazionali.

Le galassie medusa, spiega l'astrofisico dell'Inaf Marco Galliani, "sono galassie lontane da noi, sistemi di miliardi di stelle come la nostra Via Lattea, la galassia in cui viviamo. Vengono chiamate così perché mostrano dei 'tentacoli', composti da stelle e gas, che possono essere lunghi fino a miliardi di miliardi di chilometri". Per indagare le proprietà di queste galassie così particolari, Gasp vedrà impegnato per 120 ore complessive di osservazioni, distribuite nell’arco di due anni, il Very Large Telescope, installato a Paranal, nel deserto di Atacama, in Cile.

"Al di là della loro bellezza, le galassie medusa -continua Galliani- sono ritenute importanti dagli scienziati perché sono uno degli esempi più evidenti di perdita del gas presente nelle galassie". L’acquisizione o la perdita di gas da parte di una galassia, spiega ancora l'astrofisico dell'Inaf, "regolano il suo ciclo evolutivo: la scarsità di gas, infatti, può determinare la fine della formazione stellare e il progressivo 'invecchiamento' della galassia stessa". Come, quando e perché le galassie perdono o acquisiscono gas, conclude Galliani, "sono perciò domande centrali dell’astrofisica moderna, e la chiave per comprendere l’evoluzione di questi sistemi".

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