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Palermo, uomo torturato e ucciso: due arresti

08 ottobre 2015 | 08.23
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(foto Infophoto) - INFOPHOTO
(foto Infophoto) - INFOPHOTO

A distanza di due anni dall'omicidio che il 30 giugno del 2013 sconvolse il piccolo Comune di Misilmeri, quando venne ritrovato carbonizzato il cadavere del ventiseienne Massimiliano Milazzo a cui erano pure state mozzate le mani, i Carabinieri hanno arrestato all'alba di oggi due persone. In carcere sono finiti Giuseppe Correnti di 51 anni e Pasquale Merendino di 33 anni. L'ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal Gip del Tribunale di Palermo su richiesta della Procura Distrettuale e della Procura della Repubblica di Termini Imerese, diretta da Alfredo Morvillo. I due arrestati sono accusati dell'omicidio e della distruzione del cadavere di Massimiliano Milazzo.

Le indagini, condotte con l'ausilio di attività tecniche e mediante l'analisi di consistente materiale video ripreso da vari sistemi di videosorveglianza, "hanno consentito di identificare i destinatari della misura cautelare quali autori materiali del delitto, compiuto dopo aver indotto la vittima a seguirli con l'inganno in un'area di campagna ed averla violentemente percossa, procurandone la morte", dicono gli inquirenti. "Il movente dell'efferato delitto è stato ricondotto" all'atteggiamento "irriguardoso che Milazzo avrebbe assunto nei confronti di alcuni membri della famiglia Merendino, spacciando droga nei pressi delle loro abitazioni e commettendo furti". Milazzo era scomparso da Misilmeri la sera del 26 giugno 2013, come riferito dalla sua convivente nella denuncia presentata, il giorno dopo, presso la Stazione Carabinieri del luogo. Nel pomeriggio del successivo 30 giugno, presso l'abitazione di un privato cittadino, era arrivata una telefonata anonima che segnalava la presenza di un cadavere bruciato e con le braccia mutilate nel terreno di sua proprietà, in Contrada Risalajme di Misilmeri.

Le indagini immediatamente avviate dai Carabinieri della Compagnia di Misilmeri avevano consentito dapprima di localizzare la cabina telefonica da dove era stata effettuata le telefonata e successivamente, grazie all'analisi delle immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza presenti nella zona, di identificare anche gli autori della chiamata. Si trattava di una coppia di innamorati che, alla ricerca di un luogo dove appartarsi, guidando lungo una strada di campagna, si era casualmente imbattuta nel cadavere. Gli stessi sono risultati del tutto estranei al delitto.

Contestualmente, gli accertamenti eseguiti dal Reparto Carabinieri Investigazioni Scientifiche di Messina, su campioni di Dna prelevati dal cadavere rinvenuto, avevano accertato che il corpo carbonizzato era quello di Milazzo. Le successive investigazioni si erano concentrate sugli ultimi spostamenti della vittima, poco prima della scomparsa. Dall'attento esame dei numerosi filmati acquisiti da telecamere sparse sul territorio di Misilmeri (sono stati esaminate circa 1.500 ore di registrazioni), gli inquirenti hanno potuto appurare che la vittima aveva trascorso parte del pomeriggio del 26 giugno 2013 presso il bar '283' di Misilmeri, "dove aveva preso contatti con Giuseppe Correnti e Pasquale Merendino prima di allontanarsi definitivamente intorno alle ore 19.45 successive, a bordo della Fiat Uno condotta da quest’ultimo. Il transito dell'autovettura, guidata dal Merendino e con a bordo Massimiliano Milazzo, era stato ripreso pochi minuti dopo da un'altra telecamera posta in direzione dell'area dove sarebbe poi stato ritrovato i cadavere. Il veicolo era preceduto, di qualche minuto, dall'autovettura condotta da Giuseppe Correnti".

Circa un'ora più tardi, le stesse telecamere avevano filmato le stesse autovetture mentre facevano ritorno verso Misilmeri, stavolta con i soli conducenti a bordo. Le immagini registrare davanti bar '283', avevano documentato, inoltre, che, subito dopo che Milazzo si era allontanato in compagnia di Merendino, il nipote di quest'ultimo, Francesco Merendino, rivolgendosi ad alcuni suoi amici affacciati a un balcone posto di fronte al bar, "mimava chiaramente i gesti del taglio delle mani e di un pestaggio e, contestualmente, rivolgeva loro alcune frasi il cui "movimento labiale veniva fatto oggetto di una perizia che suffragava appieno l'ipotesi investigativa", dicono ancora gli investigatori.

L'insistente presenza di Giuseppe Correnti nei pressi del bar '283' era stata registrata già dal primo pomeriggio di quella giornata, per tenere sotto controllo i movimenti di Massimiliano Milazzo sino all'arrivo di Pasquale Merendino, al quale aveva comunicato la presenza della vittima all'interno dell'esercizio commerciale, prima di allontanarsi a bordo della sua auto sulla SP77. "Dalle testimonianze raccolte dai Carabinieri di Misilmeri è risultato che non corresse buon sangue tra la famiglia Merendino e Massimiliano Milazzo - dicono i Carabinieri - I primi accusavano il giovane di avere comportamenti poco urbani e lo avevano invitato a vagabondare in un posto diverso rispetto alle zone abituali, troppo vicine all’attività commerciale dei Merendino e alla loro abitazione. Milazzo avrebbe opposto un netto rifiuto all'intimazione, affermando che avrebbero dovuto loro cambiare zona, piuttosto che lui. Questa affermazione rappresentava una mancanza di rispetto inaccettabile per una famiglia quale quella dei Merendino". L'autopsia aveva riscontrato sul cadavere la frattura della clavicola e della mandibola, "pertanto era evidente che prima della morte l'uomo era stato picchiato con violenza". "Il taglio delle mani - mutilazione di elevato valore simbolico che rievoca la punizione inflitta ai responsabili di furti - è stato praticato, verosimilmente, con un attrezzo agricolo compatibile con una zappa", dicono i militari dell'Arma.

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