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Anziani legati a letto e lasciati senza cibo, chiuse 2 case di cura lager

14 ottobre 2015 | 12.59
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Anziani legati a letto e lasciati senza cibo, chiuse 2 case di cura lager

La sveglia anticipata ed imposta alle 4 del mattino a tutti gli anziani, la chiusura, sottochiave, di chi avesse voluto ribellarsi e l’immobilizzazione a sedie e letti, con lacci e stringhe, di quelli più 'indisciplinati'. Non solo. Spesso gli anziani saltavano il pasto per giorni e, spesso, il latte della colazione sarebbe stato “allungato”, su disposizione della titolare, con acqua di rubinetto. Un vero e proprio inferno quello vissuto da un gruppo di anziani ospiti di una casa di riposo in pieno centro a Palermo. Che venivano maltrattati a un "livello di crudeltà e disumanità mai visti". Adesso le titolari di due case di cura, madre e figlia, sono indagate per estorsione aggravata ed in concorso, maltrattamenti ed abbandono di persona incapace per malattia e per vecchiaia.

La Polizia di Stato ha sequestrato le due case di cura per anziani "teatro di abusi e malversazioni nei confronti di degenti e dipendenti". "Fare ricorso ai noti casi di cronaca riconducibili ai maltrattamenti agli anziani per descrivere quanto scoperto dai poliziotti è riduttivo ed inappropriato: in prima battuta, perché, nel chiuso di queste strutture, si giungeva ad un tale livello di crudeltà e disumanità difficilmente riscontrato in episodi analoghi e, soprattutto, perché a gestire la “cura” dei ricoverati era personale non qualificato, privo di ogni preparazione specifica, in alcuni casi, quindi, si trattava di meri badanti camuffati da infermieri", dicono gli inquirenti.

Ad avviare le indagini della polizia è stata la denuncia di una dipendente della struttura, "stanca di subire vessazioni, in ordine alla mancata fruizione di diritti professionali (quali ad esempio, ferie, riposi e contributi previdenziali) e non più disposta a continuare a riversare sugli anziani degenti gli effetti nefasti delle disposizioni provenienti dalla titolare della casa di cura", come spiegano i poliziotti del Commissariato Libertà. "A stretto giro di posta, anche altri dipendenti delle strutture avrebbero denunciato simili malversazioni, ricevendo minacce di ingiusti licenziamenti in tronco qualora non avessero ottemperato alle disposizioni impartite. Da qui la denuncia per estorsione aggravata in concorso", spiegano. "L’allarmante quadro emerso dalle dichiarazioni dei denuncianti sarebbe stato riscontrato dagli esiti di una laboriosa e scrupolosa attività investigativa che si è avvalsa di intercettazioni, sopralluoghi, perquisizioni e accertamenti di varia natura - dicono ancora gli investigatori - Si è, così, scoperto che nelle case di cura in questione l’anziano, già di per sé elemento debole della società, non sarebbe stato un individuo da tutelare, assistere e curare, ma un fastidioso ostacolo, un “peso”, al regolare svolgimento della vita della “clinica”".

Denutrizioni e malnutrizioni, somministrazioni mediche inappropriate e senza indicazione terapeutica, reazioni punitive nei confronti dei degenti sospettati di aver denunciato le vessazioni alle Forze di Polizia, mancato ricorso a cure mediche ospedaliere, sarebbero solo alcuni dei comportamenti che "avrebbero segnato profondamente la vita degli anziani ospiti delle due strutture".

Chi, tra gli anziani, non si fosse piegato, neanche a seguito di “esemplari” trattamenti, sarebbe stato sballottato tra le due strutture, per sottrarlo alle eventuali “visite” della Polizia Giudiziaria per evitare che entrasse in contatto con le Forze dell’Ordine. Pianti ed urla di dolore degli anziani, a qualsiasi ora del giorno e della notte, sempre su indicazione del gestore e della titolare, "anziché stimolare una appropriata indagine medica, oppure anziché sollecitare l’intervento di personale sanitario specializzato, sarebbero state, arbitrariamente, interrotte, con tranquillanti e/o psicofarmaci, cui gli “operatori” delle case di cura avrebbero fatto, come disposto loro regolarmente dai superiori, un disinvolto ricorso".

Una delle remore alla massiccia somministrazione di psicofarmaci e/o tranquillanti sarebbe stata legata, tra l’altro, al rischio che i parenti dei degenti, durante una visita, potessero notare un eccessivo sopimento del congiunto.

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