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Salvatore Buzzi, il ras delle coop rosse

05 novembre 2015 | 08.10
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Salvatore Buzzi, il ras delle coop rosse

Romano, 60 anni il prossimo 15 novembre, Salvatore Buzzi è con l’ex Nar Massimo Carminati ai vertici di Mafia Capitale secondo l’accusa. Il Rosso e il Nero della cupola romana. Una associazione che agisce con ''metodo mafioso'', per il procuratore capo Giuseppe Pignatone, usando ''la violenza come metodo di intimidazione, per creare assoggettamento e omertà, come previsto dal 416 bis'': il ''capo è Carminati, Riccardo Brugia quello militare e Buzzi quello economico’’.

Dalla raccolta e smaltimento dei rifiuti all’accoglienza dei profughi fino alla manutenzione del verde pubblico, il ras della coop '29 giugno' secondo la procura ha le mani su gare e appalti pubblici di Roma. E paga politici e funzionari corrotti. Tutto registrato, nomi cognomi e importo, nel 'libro nero' della contabilità parallela, nascosto a casa della segretaria. ‘Stipendi’ che vanno dai 1.500 ai diecimila al mese, racconta Buzzi intercettato dal Ros, ''ma rientra tutto, noi quest’anno abbiamo chiuso con 40 milioni di fatturato. Gli utili li abbiamo fatti sugli zingari, con l’emergenza alloggi, sugli immigrati", dice. ''Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende di meno''.

Nel quadro che fa di lui la procura, Buzzi appare spregiudicato, traffichino e capace di monetizzare la credibilità costruita negli anni sul terreno della cooperazione sociale. Lui che in carcere c’è stato per anni, con una condanna per omicidio volontario. Dare una chance di vita, di reinserimento lavorativo a chi è stato dietro le sbarre. La ’29 giugno’ nasce così, a Rebibbia nel 1985, dalla data di uno storico convegno sul lavoro in carcere tenutosi nel penitenziario romano che aveva Buzzi, nel frattempo laureatosi con 110 e lode, tra i relatori e ha nel suo atto fondativo le firme di una figura come Don Di Liegro, allora a capo della Caritas Diocesana, e di un'intellettuale come Laura Lombardo Radice, moglie di Pietro Ingrao. Da 'Rebibbia 29 giugno' diventerà, dopo qualche anno, solo '29 giugno' e per tutti sarà il fiore all'occhiello nel settore della cooperazione sociale.

Un ''personaggio dalle indubbie capacità imprenditoriali, ma dalla totale assenza di scrupoli'', scrivono i giudici del Riesame, che "si dedica al crimine in maniera davvero infaticabile'', riuscendo a trasformare la '29 giugno onlus' in un "gruppo di indiscutibile potenza", scrive il gip, che fa il grande salto sotto la giunta Alemanno fino a consolidare un fatturato di 60 milioni. Risale solo al Capodanno del 2013 l’sms della vergogna, inviato al dirigente Angelo Scozzafava, che fa a pezzi la credibilità del terzo settore. ''Speriamo che il 2013 sia un anno pieno di monnezza, profughi, immigrati, sfollati, minori, piovoso così cresce l’erba da tagliare e magari con qualche bufera di neve: evviva la cooperazione sociale''.

Destra, sinistra, politici di ogni colore: a quanto emerge dagli atti della procura, Buzzi &Co pagano tutti e al consiglio comunale di Roma il 'compagno B.' è di casa. "Me li sto' a comprà tutti. Semo diventati grossi", dice captato dalle cimici del Ros. E ora "giocano con me’’ e ''devono sta' ai nostri ordini''. La metafora della mucca non permette fraintendimenti. ''Se vuoi mungere la mucca, la mucca deve mangiare - dice Buzzi a più riprese - E l'avete munta tanto. Tanto...".

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