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Islamista: "Rischio Giubileo, 800 luoghi culto illegali in Italia"

19 novembre 2015 | 16.53
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Islamista:

Nessuna guerra di religione o di cultura, quello che serve dopo gli attacchi in Francia è un progetto politico per il Medio Oriente. Se ci si ferma ai bombardamenti senza immaginare un futuro per un'area geograficamente vicina all'Europa, il Vecchio Continente ha già perso. E l'Italia, come gli altri Stati, non potrà sentirsi al sicuro. Paolo Branca, islamista, docente di Lingua e letteratura araba all'Università Cattolica di Milano, responsabile dei rapporti con l'Islam per la Diocesi di Milano, offre un quadro reale di un tema che va oltre i recenti attentati e sfata alcuni dei pregiudizi più comuni sull'Islam. Nel mondo i musulmani sono un miliardo e mezzo, se la maggioranza fosse un terrorista "non staremo qui a parlare".

Rischio Italia - Studioso da trenta anni del mondo arabo, Branca ricorda il passato per raccontare il presente. "L'Italia - dice all'Adnkronos - è una passerella percorsa da chi vuole andare in altri paesi più interessanti dell'Europa centrale e settentrionale, solo uno scemo fa saltare la passerella su cui tanto facilmente riesce a camminare ; però non si possono escludere cose terribili. Un turco musulmano ha sparato a Giovanni Paolo II, quindi, che durante il Giubileo possa succedere qualcosa al Papa o a Roma non si può escludere".

Il tema moschee - Deluso da una classe politica che non guarda oltre la distanza della data elettorale, sottolinea che "abbiamo 800 luoghi di culti islamici in Italia irregolari, non riconosciuti, e mi chiedo se questo sia meglio per la nostra sicurezza piuttosto che avere delle moschee ufficiali dove si possono fare dei controlli". In nome delle religioni "sono state fatte cose orrende, ma nessuno ha il monopolio" del terrore; oggi dopo le crociate "è il turno dell'islam. Tutti i testi sacri dicono tutto e il contrario di tutto, anche Gesù ha detto 'chi non è con me è contro di me'. Isolare singoli versetti per fargli dire quello che vogliamo è il metodo degli integralisti, se lo facciamo scendiamo sul loro terreno".

Guerra di civiltà? - Per Branca "Il rischio è che la gente cominci a dire 'se non ci fossero le religioni il mondo sarebbe più pacifico' come se fossero un elemento negativo. La storia recente dell'Europa come le due guerre mondiali - fatte in nome di nessuna religione -, dimostra che anche i laici sono bravi a fare certe schifezze". Dopo Parigi "continuiamo a dire 'la mia visione è più bella della tua', 'io sono più civilizzato'; io rifiuto l'idea di uno scontro di civiltà perché questa non è civiltà. In base a quale civiltà puoi fare massacrare degli innocenti? Però - aggiunge - è quello che avviene tutti i giorni in Medio Oriente".

L'Isis - La risposta agli attacchi del 13 novembre scorso in Francia è "'andiamo a bombardare di più l'Isis' che non è stato combattuto ma finanziato un po' da tutti, per ragioni diverse se non opposte. L'Isis è un esercito di 30 mila ben pagati e armati anche da noi. Siamo noi che gli vendiamo le armi, non esiste nessuna fabbrica di armi, tutte le armi del Medio Oriente vengono da fuori", precisa Paolo Branca. E si chiede: "Le bombe distruggono e dopo? Qual è il progetto alternativo che vogliamo costruire in Medio Oriente? Io non lo vedo, forse l'unico che ha le idee chiare è Putin ma questo non mi rassicura".

La politica in Medio Oriente - Se la Russia torna protagonista in Medio Oriente dopo circa 60 anni, l'Europa fa i conti con una classe politica "fatta di pigmei". Per l'esperto "C'è certamente una crisi interna all'Islam che non sa adattarsi alla modernità", ma di contro "non esistono più le diplomazie, le potenze. I politici pensano a vincere le elezioni, poi chi si è visto si è visto".

Dopo Parigi - Se dopo le bombe "non nascerà qualcosa di stabile in un'area che è nostra dirimpettaia nel Mediterraneo e che in 20 anni raddoppia la sua popolazione - l'Egitto ha 80 milioni di abitanti tra 20 anni ne avrà 150 milioni - allora sì che avremo le immigrazioni apocalittiche. Adesso siamo ancora in tempo ma non so se abbiamo l'intenzione, l'idea, le risorse per farlo. Tunisi è la capitale più vicina a Roma, la geografia parla chiaro da sempre e come spesso ripeto - conclude l'esperto - 'Dio perdona, Darwin no'".

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