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Famiglia: imperversa la guerra dei Roses, il mediatore stratega dei conflitti

22 novembre 2015 | 14.25
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(Infophoto) - INFOPHOTO
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Sono in costante aumento le coppie sposate o di fatto che si separano: negli ultimi vent'anni, rivela l'Istat, le separazioni sono aumentate del 70,7% e i divorzi sono quasi raddoppiati. Divisioni spesso conflittuali che mettono a dura prova l'equilibrio psicologico, soprattutto dei figli. E' più che mai necessario ricorrere a un terzo neutrale, esperto di conflitti familiari, capace di far dialogare le parti cominciando dall'ascolto dei bisogni primari di ciascuno e mettendo al centro della negoziazione l'interesse dei figli. Una realtà in cui diventa sempre più centrale la figura del mediatore familiare.

"Su 10 coppie che scelgono la mediazione familiare, 7-8 sono accordi conclusi. Che significa separazione consensuale", afferma all'Adnkronos Federica Anzini, presidente dell'Associazione italiana mediatori familiari. La mediazione familiare è un modo preventivo di spegnere i litigi tra partner e accendere luci sul futuro, specie se ci sono di mezzo figli. "La coppia infatti si rivolge a noi nella fase iniziale della separazione temendo che possa degenerare la situazione conflittuale", rivela Anzini sottolineando anche che il servizio della mediazione familiare è meno noto al grande pubblico perché, "ancora oggi resta ancora un istituto per gli addetti ai lavori".

Il ricorso ai mediatori familiari sta vivendo "una crescita lenta ma sempre in salita", ammette l'esperta. "L'attenzione è cresciuta soprattutto da un anno a questa parte - spiega -. Ovvero dall'introduzione della legge 162/14 sulla negoziazione assistita, quando il legislatore ha inserito anche la possibilità per la coppia di essere informata dal proprio avvocato della mediazione familiare". Quel che critica Anzini è il fatto che il legislatore "non abbia finora disciplinato la mediazione familiare".

'Non siamo riconciliatori, lavoriamo sul recupero della responsabilità genitoriale'

"Non siamo riconciliatori ma lavoriamo sul recupero della responsabilità genitoriale, non ci sostituiamo agli avvocati ma lavoriamo con loro: la nostra attività è infatti preparatoria agli accordi che poi verranno stabiliti giuridicamente", spiega la presidente nazionale Aimef, mediatrice da 13 anni. Il mediatore dà alla coppia di genitori la possibilità di un confronto responsabile, di ascoltare i reciproci bisogni e quelli dei figli, passando anche attraverso la soluzione di questioni pratiche ed economiche.

"Il lavoro del mediatore familiare è sulla riorganizzazione della vita quotidiana da separati: una scelta volontaria di venire in mediazione da parte dei coniugi per voler essere d'ora in poi genitori, non più una coppia/famiglia", aggiunge Federica Anzini escludendo che il mediatore possa lavorare per riconciliare la relazione di coppia.

Sono spesso i magistrati o gli avvocati ad invitare la coppia che si sta per separare a rivolgersi al mediatore familiare: "un percorso volontario, non coatto, che si realizza con un primo incontro informativo di tutto quello che può e non può fare il mediatore, c'è poi una fase premediativa e infine l'inizio della mediazione. Si tratta - spiega Anzini - di 10/12 incontri nella stanza di mediazione dove si tenta di analizzare bisogni e pretese dei partner mettendoli nella condizione di 'ri-ascoltarsi'. L'obiettivo è trovare accordi sulla definizione dell'assegno. Ma anche sui turni di cura dei figli, con chi e dove passare le festività, insomma cose pratiche". Dopodiché il mediatore stende una relazione delle decisioni prese che viene consegnata ai rispettivi avvocati. L'intento probabilmente è stato raggiunto, perché anche nelle separazione si può vincere insieme.

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