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Entrano in casa per rapinarlo, lui spara e uccide ladro: "Ho protetto la mia famiglia"

25 novembre 2015 | 08.45
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Immagine di repertorio (Infophoto)  - INFOPHOTO
Immagine di repertorio (Infophoto) - INFOPHOTO

Sparatoria nel milanese, ieri sera, poco prima delle 21. A Lucino di Rodano, un uomo ha sparato a tre malviventi che si erano introdotti nella sua abitazione ferendone uno mortalmente. Il proprietario di casa Rodolfo Corazzo, che commercia gioielli, detiene legalmente armi. Con una di queste ha fronteggiato un uomo che, incappucciato come i due complici, ha cercato di rapinarlo.

Un colpo è partito dalla pistola, uccidendo un rapitore, mentre gli altri due sono riusciti a scappare. "Volevo solo proteggere la mia famiglia" avrebbe spiegato agli inquirenti il gioielliere di televendite, riferendosi al fatto che nell'abitazione c'erano moglie e figlia. L'uomo è già stato ascoltato dai carabinieri di Cassano d'Adda e dal pm titolare del caso, Grazia Colacicco.

Al momento la Procura non ha formalizzato ancora un'indagine a suo carico. "Stiamo valutando le carte ma sembra che siamo nell'ambito della legittima difesa" ha affermato il pm Alberto Nobili. Il magistrato riferisce inoltre che, stando alle prime ricostruzioni, nell'ambito del conflitto a fuoco scoppiato tra i tre ladri e l'imprenditore sarebbero "stati esplosi una decina di colpi".

Negli ambienti giudiziari, intanto, si fa notare che è possibile l'avvio formale di un'indagine a carico dell'imprenditore, anche solo come atto dovuto, per poter effettuare una serie di accertamenti come l'autopsia sul corpo dell'albanese morto. La vittima è stata identificata: si tratta di un 37enne già ricercato per evasione: nel maggio 2014 era fuggito dal carcere Pagliarelli di Palermo dove stava scontando una condanna all'ergastolo per l'omicidio di un connazionale. Intanto è iniziata la caccia ai complici.

"Non sono un eroe. In questo momento sono solo distrutto. Sono stato costretto a sparare per difendere la mia famiglia", il gioielliere ricostruisce così la drammatica dinamica di ieri sera. "Quello che ho fatto non è bello. Non volevo farlo", dice l'uomo che ricorda tutte le sequenze che lo hanno portato a sparare più colpi verso i ladri. Corazzo riferisce che i tre sono riusciti a introdursi nella sua casa. "Erano incappucciati, armati. Mi hanno puntato una pistola addosso".

Corazzo ha collaborato, 'felice' di constatare che non lo avevano 'perquisito' perché nella tasca del giaccone aveva con sé una pistola, un'arma che porta sempre con sé per difesa. "Ho collaborato, ho fatto tutto quello che mi hanno chiesto. Loro hanno preso tutto quello che hanno trovato", soldi, gioielli. Ma, secondo il gioielliere, non gli bastava. "Volevano altre somme che non avevo" e "hanno minacciato me e la mia famiglia". E' a quel punto che Corazzo carica la sua arma in un momento in cui riesce a stare solo e la punta. Spara un colpo al muro per spaventare i ladri e costringerli ad andarsene. Ma ne nasce un conflitto. Sparano loro e spara il gioielliere.

Alla fine i tre se ne vanno scardinando la cancellata con la 500 di Corazzo. Ma solo in due fuggono. Il terzo viene lasciato accasciato a terra. E' morto. "Non sapevo neanche di averlo colpito", dice i gioielliere. "L'ho capito dopo. Stanotte non ho dormito e non dormirò per molte altre notti. Sono devastato"

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