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Salute: neurologo, gravidanza non e' piu' tabu' per chi ha sclerosi multipla

27 novembre 2015 | 18.26
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(Foto Infophoto) - INFOPHOTO
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Centonze, restare incinta può avere un effetto protettivo e migliorare la qualità della vita Roma, 27 nov. (AdnKronos Salute) - Una donna con sclerosi multipla "non ha alcun problema a restare incinta e soprattutto può portare facilmente avanti una gravidanza che può avere un effetto protettivo e migliorare la qualità della vita della paziente. La malattia non viene influenzata dalla gravidanza e il decorso è indipendente dal procedere della gestazione". Lo ha spiegato all'Adnkronos Salute Diego Centonze, responsabile Centro sclerosi multipla dell'università Tor Vergata di Roma-Istituto neurologico mediterraneo Neuromed di Pozzilli (Isernia).

"I farmaci che si usano da oltre 15 anni contro la sclerosi multipla sono stati oggetto di attenti monitoraggi e non c'è interferenza con la gravidanza - aggiunge il neurologo - Se qualche anno fa suggerivamo alle pazienti di interrompere la cura prima e di riprenderla dopo, oggi l'atteggiamneto clinico condiviso è di continuare la cura". La sclerosi multipla non è una malattia ereditaria, quindi non viene trasmessa tra madre e figli, precisa l'esperto. Esiste solo una bassa probabilità che il bimbo sviluppi in futuro la stessa malattia della mamma. Recenti studi hanno poi rilevato che la gravidanza non influenza il decorso della malattia sul lungo periodo.

Avere la sclerosi multipla pone comunque tante domande a una coppia alle prese con il desiderio di avere un figlio. Quesiti che possono riguardare la salute del feto o il decorso della malattia, per esempio. La sclerosi multipla colpisce infatti le donne proprio nel periodo della vita in cui normalmente hanno figli: dover rinunciare al concepimento era per molte pazienti difficile da accettare e poteva trasformarsi in un danno psicologico che si ripercuoteva negativamente in generale sulla qualità della vita e sul rapporto di coppia.

"Oggi la sfida è di rassicurare le pazienti e i loro partner, che stanno decidendo di avere un figlio, che non ci sono preclusioni dettate dalla sclerosi multipla. L'importante è seguire con attenzione le indicazioni del neurologo e del ginecologo per eventuali decisione sulla terapia", conclude Centonze, che di questi temi ha parlato di recente a Roma all'evento 'Sm Next': "Abbiamo riunito giovani neurologi e specializzandi, con l'idea di un confronto su alcuni temi caldi della sclerosi multipla. E' stata un'occasione di scambio proficuo tra i relatori e i partecipanti.

La ricerca sulla sclerosi multipla guarda all'intestino, in particolare alla flora batterica. Un microbiota gravemente alterato può infatti essere tra i fattori predisponenti e scatenanti della malattia neurologica. "L'ipotesi riguarda più in generale tutte le patologie autoimmuni e disimmuni - spiega all'AdnKronos Salute Luca Battistini, direttore dell'Unità di neuroimmunologia della Fondazione Santa Lucia di Roma - Non dobbiamo però dimenticare che nei Paesi industrializzati sono tantissime le persone con disbiosi, cioè con un'alterata composizione della flora batterica intestinale. Questo ovviamente non significa che siano tutti a rischio di sviluppare la sclerosi multipla".

Le cause della malattia, che colpisce soprattutto donne tra i 20 e i 40 anni, sono ancora sconosciute. Tuttavia, gli esperti concordano nell'affermare che alla base della patologia c'è un'alterazione del sistema immunitario, dove i meccanismi di difesa che dovrebbero fungere da 'scudo' per l'organismo finiscono invece per attaccarlo. In questo contesto, un'importante alterazione dell'esercito di microrganismi che popolano l'intestino può provocare un aumento dei mediatori dell'infiammazione in tutto l'organismo, cervello compreso.

Per far luce sulla correlazione, alla Fondazione Santa Lucia il gruppo di Battistini sta analizzando il microbiota contenuto delle feci dei pazienti, compreso quello di gemelli omozigoti. In una coppia la flora batterica era completamente diversa, a testimonianza del fatto che questa dipende in larga parte dagli stili di vita adottati. "Fumo, scarsa attività fisica, ritmo sonno veglia, alimentazione sbagliata sono tutti fattori che contribuiscono a determinare quanto è importante la disbiosi in un paziente", afferma l'esperto. La flora batterica intestinale si forma durante i primi 100 giorni di vita e la sua biodiversità dipende da numerosi fattori, dalla nascita alla vita adulta. "La flora non è stabile, ma varia tantissimo nel corso della vita in base alle abitudini, non solo alimentari". Le prospettive future riguardano "la ricerca di meccanismi specifici con cui la cattiva flora intestinale influenza le risposte immunitarie. Inoltre - conclude Battistini - occorre capire quanto migliorare gli stili di vita permette di reagire alla disbiosi e spegnere l'infiammazione".

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