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Papa in Uganda celebra messa Martiri: "Carità e perdono si imparano in famiglia"

28 novembre 2015 | 09.34
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Papa Francesco in Uganda (Foto Afp) - AFP
Papa Francesco in Uganda (Foto Afp) - AFP

"L'apertura verso gli altri comincia nella famiglia, nelle nostre case, dove si impara la carità e il perdono, e dove nell’amore dei nostri genitori si impara a conoscere la misericordia e l’amore di Dio. Tale apertura si esprime anche nella cura verso gli anziani e i poveri, le vedove e gli orfani". Questo il messaggio di papa Francesco contenuto nell'omelia della messa celebrata nel santuario cattolico di Namugongo, alla presenza di decine di migliaia di fedeli, come riporta Radio Vaticana.

Il Pontefice ha ricordato il sacrificio dei martiri ugandesi, "testimonianza d’amore per Cristo" e i martiri anglicani, "la cui morte per Cristo dà testimonianza all’ecumenismo del sangue". "Tutti questi testimoni hanno coltivato il dono dello Spirito Santo nella propria vita e hanno dato liberamente testimonianza della loro fede in Gesù Cristo, anche a costo della vita, e molti in così giovane età", ha detto il Pontefice.

"Se, come i martiri, noi quotidianamente ravviviamo il dono dello Spirito che abita nei nostri cuori, allora certamente diventeremo quei discepoli missionari che Cristo ci chiama a essere. Per le nostre famiglie e i nostri amici certamente, ma anche per coloro che non conosciamo, specialmente per quelli che potrebbero essere poco benevoli e persino ostili nei nostri confronti", ha concluso.

I 22 pilastri su cui poggia la chiesa in cui il Papa sta celebrando la messa del Martiri, la cui forma ricorda la capanna tradizionale dell’etnia Baganda, ricordano il sacrificio di 22 martiri cattolici. Il santuario di Namugongo consacrato da Paolo VI nel 1969 è luogo centrale nella storia della Chiesa e del Paese.

Precedentemente Bergoglio aveva visitato il santuario anglicano di Namugongo dove in omaggio all’ecumenismo del sangue il Papa ha svelato una targa commemorativa dei 23 martiri torturati e uccisi alla fine dell’Ottocento. Poi dopo l’abbraccio all’arcivescovo anglicano e la preghiera silenziosa il trasferimento in papamobile al santuario cattolico, distante appena 3 km, dove san Carlo Lwanga fu bruciato insieme ai suoi 21 giovani compagni il 3 giugno 1886 dopo averli protetti dalle attenzioni morbose del re Mwanda e iniziati alla fede in piena persecuzione anticristiana. Al sovrano questi uomini non nascosero la loro fede nel vero re Gesù Cristo.

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