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Vatileaks 2, gelo tra mons. Balda e Francesca Chaouqui: al processo si ignorano

30 novembre 2015 | 12.16
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Francesca Chaouqui con Monsignor Balda  (Afp) - AFP
Francesca Chaouqui con Monsignor Balda (Afp) - AFP

Nessun saluto, nessuna stretta di mano, seduti a distanza: praticamente si ignorano monsignor Lucio Vallejo Balda e Francesca Immacolata Chaouqui, nella seconda udienza al Tribunale del Vaticano per il processo sul cosiddetto caso Vatileaks 2.

All'udienza, durata meno di un quarto d'ora e aggiornata al 7 dicembre, si sono presentati tutti e cinque gli imputati: il primo ad arrivare in Tribunale è stato Nicola Maio, poi Gianluigi Nuzzi, monsignor Lucio Vallejo Balda, Emiliano Fittipaldi e per ultima Francesca Immacolata Chaouqui "in vestito nero, stivaletti con tacco, truccata e fresca di parrucchiere", come riferito dai giornalisti del pool autorizzato a seguire l'udienza.

"Non ci capisco niente: non c'è una prova contro di me. Dobbiamo scoprire in questi cinque giorni perché sono qua", ha detto Chaouqui. Il processo è stato rinviato al 7 dicembre su richiesta del nuovo avvocato difensore di Chaouqui, Laura Sgrò, legale di fiducia nominata in sostituzione di Agnese Camilli: la motivazione, accolta dalla Corte vaticana, è legata alla possibilità di studiare gli atti del processo.

L'udienza di questa mattina è durata meno di un quarto d'ora. In calendario erano gli interrogatori di monsignor Balda e Chaouqui, ma all'inizio del dibattimento l'avvocato Sgrò ha depositato una scrittura chiedendo i 'termini a difesa' per studiare gli atti della causa; richiesta alla quale il promotore di giustizia Gian Pietro Milano non si è opposto.

Al termine di una camera di consiglio durata una decina di minuti, il presidente del Tribunale del Vaticano Giuseppe Dalle Torre ha letto l'ordinanza con la quale si è fissata al 5 dicembre la scadenza per la difesa di Chaouqui di produrre prove ed eventuali testimoni a discarico e si è aggiornata l'udienza del processo alle ore 9.30 di lunedì 7 dicembre.

CHAOUQUI E IL MARITO INDAGATI A ROMA - Un fascicolo d'indagine è stato aperto dalla Procura della Repubblica di Roma e coinvolge Chaouqui e suo marito Corrado Lanino. Gli accertamenti affidati ai pubblici ministeri Stefano Pesci e Nicola Maiorano si ricollegano alla compravendita del castello di San Girolamo a Narni, compravendita della quale si è occupata la Procura della Repubblica di Terni che poi per competenza ha inviato gli atti all'ufficio del pubblico ministero della Capitale.

L'indagine di Terni si riferiva al dissesto della Curia locale e su una serie di operazioni immobiliari che comprendevano appunto il castello di San Girolamo già di proprietà del Comune. Nel 2010 secondo quanto ritengono i magistrati che si sono occupati della questione il castello venne acquistato da una società immobiliare con un'asta considerata truccata. Alcuni risvolti della vicenda comprese, intercettazioni telefoniche, sono state inviate all'esame della Procura di Roma che sta accertando se ci siano state intrusioni nei computer legati al Vaticano.

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